Provincia: guerra al cinghiale, ma con giudizio

Arriva la “girata”, nuova tecnica venatoria più gentile per le altre specie. I danni per decine di migliaia di euro spingeono a nuove regole per cacciare il potente ungulato. Previsti 1.400 abbattimenti

Recita l’Amleto con un cranio di cinghiale in mano il vice presidente della Provincia Giorgio Ginelli: troppi danni fatti all’agricoltura da questi forti ungulati che popolano i nostri boschi, ma anche le pianure del sud.

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Il cranio di cinghiale in conferenza stampa 4 di 10

Allora quest’anno dal primo novembre al 31 gennaio ci penserà la “girata” una nuova tecnica venatoria introdotta con le recenti modifiche delle regole per cacciare il cinghiale.

In pratica, oltre alle ordinarie tecniche di caccia (la battuta – senza cani – e la braccata, con la muta) verrà premessa questa tecnica di caccia: un solo cane, il limiere (di solito un segugio legato con guinzaglio lungo), indicherà alla squadra di 15-20 doppiette dove andare per trovare il selvatico. Meno cani nei boschi, quindi, per non disturbare le altre specie di ungulati che popolano i nostri boschi, come il cervo, il capriolo, il daino e così via.

Mai, come in questo periodo, infatti, le foreste del Varesotto sono popolate di tanti animali selvatici.

Tra essi i cinghiali sono i principali responsabili di danni: recinzioni abbattute, campi devastati. Una perdita economica importante per gli imprenditori agricoli, si parla di 150mila euro nell’annus horribilis, il 2013; 69 mila euro nel 2014 (su un totale di 99 mila euro di danni alle colture dovute in totale agli animali); 68 mila nel 2015 (su un totale finora di 81.600 euro dichiarati).

Altre novità introdotte nel regolamento, che risale al 2009, riguardano la sicurezza: cambiano gli angoli di tiro con le potenti armi calibro 12 e a palla unica che possono spingere i proiettili anche a distanze notevoli.

«Rispetto a questo voglio ringraziare – ha commentato il vice presidente della Provincia Giorgio Ginelli – il consigliere Fabrizio Mirabelli per il contributo dato» e la composizione delle squadre di caccia collettiva «che a partire dal 2016, saranno numericamente più consistenti e agiranno su zone di caccia ridefinite, più omogenee e più estese rispetto alle precedenti».

Il vicepresidente ha poi concluso manifestando la propria soddisfazione per il risultato ottenuto dalle intelligenze interne all’Ente: «Voglio sottolineare la professionalità dimostrata dai funzionari dei settori amministrativi coinvolti e il metodo condiviso che ha visto coinvolti la Consulta faunistico venatoria, la Commissione tecnica ungulati provinciale e gli organismi delle Atc e Canv. Tutte queste sono realtà che rappresentano gli interessi e le istanze di cacciatori, ambientalisti e agricoltori».

Erano difatti presenti in conferenza stampa anche funzionari e dirigenti del settore caccia, rispettivamente Danilo Baratelli e Lorella Salardi che hanno concorso alla realizzazione della nuova normativa approvata nell’ultimo consiglio provinciale, lo scorso 23 ottobre.

In rappresentanza dei cacciatori era presente anche Luca Maffioli, presidente dell’Ambito Territoriale Caccia1 (è l’ATC1. La provincia ha pure un secondo ambito territoriale, a sud, l’ATC2 e l’ambito “Alpi”, nel Luinese).

I cacciatori abilitati per la caccia collettiva al cinghiale in tutta la provincia sono circa 800: devono superare un esame specifico, oltre che avere la licenza di caccia. Esiste anche un altro tipo di abbattimento del cinghiale, quello “di selezione” che avviene in primavera: in questo caso a ciascuna doppietta abilitata viene assegnato il capo specifico da abbattere.

Si stima che le nuove regole quest’anno porteranno all’abbattimento di 1.400 capi contro i circa 800 della passata stagione: aumenteranno difatti le possibilità di caccia collettiva da due a tre giornate settimanali.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 29 Ottobre 2015
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