Uccise il sindaco Prati, confermato l’ergastolo

Il vigile Pegoraro è stato condannato dalla corte d'assise d'appello di Milano. Riconosciuto il nesso tra il ferimento e la morte, avvenuta 20 giorni dopo

giuseppe pegoraro omicidio prati

Ergastolo era. Ed ergastolo è rimasto. La corte d’assise d’appello di Milano ha confermato il massimo della pena, per Giuseppe Pegoraro, detto “Peg”, il vigile urbano che il 2 luglio del 2013 sparò al sindaco di Cardano al campo Laura Prati, e al vicesindaco Costantino Iametti, per vendicarsi di un procedimento disciplinare per una vicenda di cartellini non timbrati .

Il sindaco di Cardano al Campo, Laura Prati, 49 anni, e il suo vice Costantino Iametti sono stati feriti questa mattina attorno alle 9.30 da alcuni colpi d’arma da fuoco
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Laura Prati, ferita al braccio e all’addome, venne ricoverata all’ospedale di Gallarate e poi Varese. Il 19 luglio improvvisamente le sue condizioni si aggravarono. Morì il 22 luglio per una serie di complicanze che saranno chiarite al processo di primo grado.

Laura Prati non ce l’ha fatta. La sindaca di Cardano al Campo vittima di un agguato in municipio lo scorso 2 luglio è deceduta alle 8.30 di questa mattina, lunedì 22 luglio.
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Il 25 febbraio del 2014, durante il processo di fronte al gup di Busto Arsizio, con il rito abbreviato, il perito della procura afferma che i colpi di pistola sparati da Giuseppe Pegoraro sono la causa del conseguente aneurisma cerebrale che l’ha portata alla morte.

«La morte di Laura Prati – si legge nella relazione –  è dovuta ad una emorragia subaracnoidea massiva da rottura della pica, originata dalla dissecazione dell’arteria vertebrale imputabile all’azione traumatica dei proiettili».
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Il 14 aprile del 2015 arriva la condanna all’ergastolo in primo grado. Pegoraro viene riconosciuto colpevole di omicidio volontario, ma assolto per gli spari ai due poliziotti che dopo la fuga hanno tentato di arrestarlo.

Per l’ex-vigile di Cardano al Campo, dunque, è stata comminata la pena più pesante con la conferma della volontarietà dell’azione omicida e del nesso causale tra gli spari che la ferirono gravemente e l’aneurisma cerebrale che, tre settimane dopo, portò la sindaca cardanese alla morte.
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Oggi, 19 aprile, è arrivata la sentenza di secondo grado che ha accolto la richiesta del sostituto di pg Daniela Meliota e che a sua volta ricalca la richiesta della pubblica accusa di primo grado Nadia Calcaterra.

Pegoraro, durante il processo ha cercato nuovamente di difendersi affermando che non voleva uccidere il sindaco Laura Prati e che essendo egli un buon tiratore avrebbe diretto la sua pistola verso il basso appositamente solo per ferirla. «Parole assurde» – ha commentato il marito  della sindaca, Giuseppe Poliseno.

La sentenza tuttavia ha condannato Pegoraro anche per resistenza a pubblico ufficiale, come richiesto dal pm Calcaterra, per quanto riguarda gli spari agli agenti durante la fuga (fatto per il quale era stato assolto in primo grado dall’accusa di tentato omicidio) mentre è stato assolto dall’accusa di detenzione di materiale esplodente in relazione alla molotov . Ora manca solo la cassazione.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Aprile 2016
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