L’appello dei sindacati: “Salvate la Tmc e i suoi 150 posti di lavoro”
L'azienda che produce trasformatori nell'area industriale di Sacconago è in crisi di liquidità e le trattative per la cessione ad un gruppo cinese sono in stallo. Preoccupate le sigle metalmeccaniche

Le tre sigle sindacali metalmeccaniche Fim, Fiom e Uilm esprimono tutta la loro preoccupazione per la situazione che stanno vivendo i 150 lavoratori della Tmc Italia di Busto Arsizio, ormai da due anni in contratto di solidarietà che, tra l’altro, sta scadendo.
La preoccupazione che esprimono riguarda la situazione di stallo che si è venuta a creare per la vendita dell’azienda al gruppo cinese Dandong Xintai Electric dopo che l’affare sembrava ad un passo dalla conclusione, almeno fino a dicembre dell’anno scorso.
La Tmc – fanno sapere i sindacati – è in difficoltà dal 2012 e cioè da quando i proprietari, i fratelli Luca e Andrea Colombo, sono stati condannati a pagare oltre 6 milioni a Mauro Gianetti e alla sua società ciclistica. I due, infatti, si erano lanciati nel mondo del ciclismo professionistico sponsorizzando per oltre 6 milioni di euro il team Geox, diventato appunto Tmc-Geox.
Il risultato fu una causa per il mancato rispetto del contratto di sponsorizzazione conclusosi davanti al tribunale federale elvetico che diede ragione a Gianetti il quale divenne, sostanzialmente, il proprietario dell’azienda dei fratelli Colombo.
Da allora, nonostante le commesse non siano mai mancate, l’azienda è entrata in una crisi di liquidità che continua ancora oggi nonostante un fatturato consolidato da 30 milioni e un mercato mondiale per i suoi prodotti. I sindacati sottolineano proprio questo aspetto ed esprimono la loro preoccupazione temendo che un’eccellenza industriale del territorio possa finire nelle more di un fallimento, lasciando numerose famiglie senza un sostentamento.
L’appello – dunque – è rivolto agli investitori perchè salvino un’azienda che ha tutte le carte in regola per continuare a produrre, vittima di scelte sbagliate che non sono imputabili ai lavoratori.
Dall’azienda, per ora, è arrivato solo un secco no comment.
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