Il canale del Panperduto non è fantasma. “Esiste ancora, è il canale navigabile più antico”

Perduto e mai completato? No, secondo Delvis Valbonesi, appassionato di storia locale. Che lo identifica in un breve corso d'acqua in corrispondenza delle rapide a Somma

Panperduto Ticino

Nascosto tra gli alberi della valle del Ticino, sconosciuto ai più, non lontano da più celebri e più recenti canali, c’è un canale antichissimo, addirittura antecedente al medievale Naviglio Grande. È questo il “vero” canale del Panperduto, secondo uno studioso di storia locale, Delvis Valbonesi, che nella sua ricostruzione anticipa di centinaia di anni lo scavo.

Andiamo con ordine. La località Panperduto a Somma Lombardo è dai più identificata con il bacino che raccoglie le acque del Ticino e da cui hanno origine il Canale Villoresi (1877-1890, che attraversa l’intera Lombardia e va nell’Adda) e il Canale Industrale (1903, le cui acque alimentano poi il Naviglio Grande). Il nome però è di lungo corso, testimoniato anche da mappe ottocentesche che riportano la sede dello scavo per il canale, che avrebbe in antico portato le acque del Ticino verso Milano, congiungendosi con l’Olona. E tra le varie ipotesi di origine del nome Panperduto, viene citata di tanto in tanto anche quella che sostiene che il “pane perduto” alluda alla fatica di chi scavò un canale che rimase incompiuto (lavoro perduto, appunto) o che si rivelò assai meno produttivo delle speranze. panperduto-somma-lombardoValbonesi, studioso di storia locale e grande appassionato del fiume azzurro, è convinto che la fatica di scavare il canale sia stata tutt’altro che perduta. E – sorpresa- identifica il Panperduto non nel bacino mai completato e poi “assorbito” dal Villoresi, ma in un breve canale più vicino al corso del Ticino: «È indicato in una carta del 1749 come “alveo della roggia dei milini della Salzera detto del Pan Perdù”», spiega Valbonesi mostrando copie dell’antico documento. Un corso d’acqua artificiale piuttosto breve, scavato per evitare le rapide di uno dei tratti fin d’antico considerati più pericolosi del Ticino, quelle che i marinai d’acqua dolce classificavano come “rabbie”, punti dove il fiume si arrabbiava.

E qui torniamo al nome di Panperduto, ad un’altra ipotetica spiegazione del nome: quella che vorrebbe che il “pane perduto” sia riferimento al carico perso dalle barche nelle rapide del fiume azzurro. Come noto, sui barconi – che potevano raggiungere le 34 tonnellate – si trasportava a favore di corrente il celebre marmo destinato al Duomo. «Ma in senso opposto si risaliva il fiume portando sale e granaglie. E al sale è legato appunto il nome Salzera». Per Valbonesi il nome è dunque da ricondurre più ai preziosi carichi in direzione Nord, che non ai più noti carichi diretti a Milano.

Nelle ricerche sul Panperduto Valbonesi riporta l’attenzione su uno scritto cinquecentesco di Leandro Alberti (ripreso da frate Paolo Morigia, in età moderna) che fa risalire il canale non al basso medioevo (come primo tentativo prima del Naviglio Grande) ma ad un periodo decisamente più antico, ala penetrazione dei longobardi in Italia. L’Alberti riportava infatti che “fu fatto un letto molto diretto da i re dei longobardo, per il quale scende esso Tesino, qual prima scendeva molto tortuosamente, come narrano le croniche“. Secondo Valbonesi, proprio questo scavo d’età longobarda – dunque antico di 14 secoli – va identificato appunto con il canale parallelo al Ticino, sostenuto e protetto da una serie di argini realizzati in antico (anche se la zona fu poi interessata da altre opere in età contemporanea).

delvis-valbonesi«Come mai questo canale, che è uno dei primi al mondo, è stato dimenticato? Anche Milano è stata resa grande da questa prima via d’acqua». Valbonesi è un appassionato di fiume da tanti anni: oltre a studiarlo sui libri, il Ticino l’ha navigato in canoa fin da ragazzino (sua la foto d’apertura). Dopo aver presentato la ricerca nelle settimane passate al sindaco di Somma Stefano Bellaria, alla fine dell’inverno tornerà ancora sulle rive del canale del Panperduto: l’obbiettivo è studiare gli argini antichi, per trovare la prova fisica dell’antichità del canale.

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Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

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Pubblicato il 13 Dicembre 2016
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