Vita da social: i pericoli della rete spiegati ai ragazzi
Il progetto itinerante della Polizia postale ha coinvolto gli studenti di Busto che hanno riflettuto sulle insidie e le regole, spesso ignorate, della rete
L’iniziativa “Vita da Social” ha fatto tappa in Piazza S. Giovanni a Busto Arsizio, lo scorso 17 febbraio, coinvolgendo i ragazzi delle scuole medie “Crespi Schweitzer” che hanno preso parte alla 4^ edizione di questa campagna educativa.
Questo progetto itinerante ha coinvolto circa 1 milione di studenti provenienti da 8 mila scuole italiane ed europee, portando sempre lo stesso messaggio educativo: no al cyberbullismo e rispetto per la privacy sulla rete.
Fino ad oggi ha visitato 45 città italiane con il suo truck modificato appositamente per dare ospitalità ai ragazzi interessati al progetto. La polizia postale ha voluto mostrare ai giovani quali pericoli si possono celare dietro i social, perché “di tutto ciò che si pubblica qualcosa resterà per sempre in rete”.
Queste le parole che hanno maggiormente colpito i ragazzi. All’interno di un truck gli alunnoi hanno avuto la possibilità di affrontare diverse tematiche, come quella della violazione della privacy: “Non vi spaventa il fatto che 1 miliardo e 600mila persone possano scoprire tutto della vostra vita senza che voi lo sappiate?” hanno domandato gli agenti, e molti adolescenti sono rimasti scioccati di fronte a una così grande cifra. Un’altra tematica fondamentale è il cyberbullismo, che coinvolge più da vicino il mondo degli adolescenti, a cui è stata proposta la storia di una ragazza che, per avere una vita più popolare su internet, ha distrutto il proprio futuro, portando una sua amica al suicidio.
Una storia traumatica che sicuramente non ha lasciato indifferente gli spettatori che hanno seguito tutto il percorso con molta attenzione e sempre più incuriositi. Alcuni di essi hanno appreso lo scopo svelato durante il tragitto, e adesso faranno di tutto per non trovarsi faccia a faccia con questi problemi. In fondo, basta chiedere aiuto alla famiglia e alle istituzioni, in caso di necessità, perché i social posso essere strumenti pericolosi, ma al tempo stesso utili e divertenti, se utilizzati in modo corretto e responsabile.
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