In Badia “Il furore del nero”

Mostra fotografica a Ganna con gli scatti di Paolo Monti

Avarie

“Paolo Monti, il furore del nero” è il nome della mostra in programma per il prossimo 23aprile alla Badia di san Gemolo a Ganna.

L’evento sarà introdotto alle ore 16,30 con “musici in controluce” Simone Libralon, viola Musiche di Bach.
Conversazione di Enrico Rizzi: “Paolo Monti (1908-1982): un racconto tra rigore della visione e lirisimo della fotografia”

Note Biografiche
Il padre di Paolo Monti, Romeo era stato, tra ’800 e ’900, fotografo dilettante e appassionato sperimentatore di tecniche fotografiche d’avanguardia. Una passione che Paolo assorbì fin dall’infanzia, a Novara dove era nato l’11 agosto 1908. Nei solitari ozi delle estati ad Anzola d’Ossola, con la passione per la natura coltivò molto presto quella, altrettanto incontenibile, per i libri, in particolare quelli illustrati. Già negli anni giovanili Paolo rivela un carattere solitario, triste, una sorta di pessimismo critico del mondo che segnerà inconfondibilmente la sua concezione della fotografia. Nel 1930, a ventidue anni, si laureò in economia politica all’Università Bocconi di Milano.

Contemporaneamente, in quegli anni, prende l’avvio la sua attività, subito intensa, di fotografo “dilettante”. Nel 1945 Monti si trasferì a Venezia con l’impiego di vice-direttore del Consorzio Agrario. Venezia sembrava fatta apposta per stimolare la sua vocazione alla lettura, alle lunghe passeggiate notturne, alla meditazione, che lo porteranno a fotografare con toni cupi fatti di luci taglienti e di rabbiosi contrasti.
Se non si tiene conto di questa sua visione personale, che rifuggiva il dilagante bozzettismo della Venezia “retorica”, è difficile capire il bisogno di Monti di opporsi alle correnti che variamente dominavano la fotografia italiana. Monti, nel fondare nel 1948 a Venezia il circolo fotografico La Gondola, sceglie in autonomia rispetto alla scuola di Giuseppe Cavalli, che aveva fondato precedentemente il circolo “La Bussola”, di adeguare la fotografia ai tempi nuovi, che chiedevano una rabbiosa ed energica creatività che si evidenziava anche nel “furore del nero” della stampa fotografica. Possiamo dire che

La Gondola era nata dalla visione personale della fotografia di Monti in dialettico confronto con l’amico Cavalli. Fu Paolo Monti a tracciare a Venezia quella “nuova via” della fotografia italiana che due fra le maggiori riviste estere, la francese Photo-Monde e la svizzera Camera, hanno chiamato “scuola veneziana”. Monti aveva portato in questo movimento culturale prima che artistico tutta l’autorità della sua statura di intellettuale, la sua profonda conoscenza della storia della fotografia, con occhio particolarmente attento alle tendenze internazionali, come la scuola americana da Weston ad Adams o l’avanguardia tedesca della Subjektive Fotografie di Otto Steinert (sue fotografie parteciparono alle mostre promosse da Steinert). Nel 1952 Monti lasciò il lavoro al Consorzio Agrario di Venezia. Nell’autunno del 1953 si trasferì da Venezia a Milano, per iniziare – a quarantacinque anni – la professione di fotografo. Nella Milano del “miracolo economico” furono la sua sottile cultura e la vasta conoscenza della storia e dell’arte, a portarlo a specializzarsi nella fotografia d’architettura, scultura e design. L’inguaribile “amatore” continuò a privilegiare la ricerca, la sperimentazione, la personale attrazione per l’astratto e l’informale. Nelle vacanze anzolesi colleziona i soggetti abituali del “laboratorio ossolano”: il legno, la pietra, l’acqua, i licheni o le foglie, nell’inesausto tentativo di “strappare un segreto alle cose”.

La specializzazione professionale nella fotografia d’architettura lo condusse, a partire dal 1968, ad una sorta di “grande disegno storiografico” (Andrea Emiliani): i censimenti architettonici, urbanistici e ambientali di città e regioni italiane. Nel 1970 gli fu affidata la prima cattedra universitaria di fotografia in Italia, alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna: incarico cui rinunciò nel 1974, per riprendere a tempo pieno la sua libertà di freelance. Nel 1980 ricevette il Premio Zanotti-Bianco: riconoscimento di cui era fiero, anche se ritornerà alle esperienze degli anni veneziani, che considerava “la parte migliore della sua opera”; era consapevole – come scrisse in quell’occasione Vittorio Sgarbi – che tutta la sua fotografia “celebrata” – l’architettura o i centri storici – derivasse da quelle lontane immagini veneziane degli anni amatoriali; come di lì venissero “la naturalezza, l’umiltà del suo atteggiarsi con semplicità davanti a un monumento architettonico, al suo tessuto formale e materiale, con il rigore di un occhio colto ma oggettivo che rende insopportabili milioni di altre immagini spettacolari, stucchevoli e retoriche.” Paolo Monti muore a Milano il 29 novembre 1982.

“Musica, Parola Suggestioni visive”
Ritrovarsi alla Badia di San Gemolo – Stagione 2017
Fotografie Paolo Monti “il furore del nero”
Domenica 23 aprile 2017 – Ore 16.30
Badia di San Gemolo in Ganna

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 21 Aprile 2017
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