Gli alunni mettono i voti ai professori. Le sorprese non mancano

Il professor Alterini, dell'Isis Stein di Gavirate, racconta la sua battaglia per far accettare la valutazione del lavoro di insegnante. Un lavoro lungo ma che, alla fine, si è rivelato molto proficuo

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Voti agli insegnanti. È uno dei punti della Riforma della Buona Scuola che mira a rendere consapevoli e responsabili tutti gli attori del mondo della formazione. Il lavoro del docente è spesso nel mirino: con gli anni maestre e professori hanno perduto il prestigio sociale che avevano. Per ricreare autorevolezza si era avanzata l’idea di mettere i voti ai docenti: genitori e alunni, ognuno per conto proprio, sono chiamati a valutare l’operato dei formatori.

L’idea, molto discussa e in fase di elaborazione nelle singole scuole, è stata trasformata in un questionario on line anonimo all’istituto Stein di Gavirate. A insistere sulla via del giudizio è stato uno dei docenti interni, il professore di matematica Stefano Alterini, protagonista di vivaci battaglie contro la Riforma della scuola e lo svilimento della sua categoria: « Prima dell’approvazione in tutta fretta della legge – ricorda il docente – la valutazione era il cavallo di battaglia di tutti: di chi dichiarava di non temerla e di chi diceva che gli altri non la volevano. Io facevo parte di una terza categoria: quelli che erano sicuri che la valutazione dovesse essere introdotta, anche se non come la legge suggeriva. Eravamo pochi, e probabilmente abbiamo cercato,  con sincerità e coerenza, dopo essere stati eletti, di essere propositivi, introducendo, ad esempio, qualcosa che esiste già in altri campi (nelle università questo strumento è da anni obbligatorio e la non compilazione pregiudica l’effettuazione degli esami da parte degli studenti)»

La legge 107 prevede la costituzione dei “Comitati di Valutazione” (“valorizzazione del merito”), costituiti da due docenti eletti dal Collegio Docenti, uno dal Consiglio di Istituto, un genitore, un alunno e due dirigenti, di cui uno esterno: « Ai colleghi che dicevano, e dicono ancora, la valutazione di un insegnante è complessa – spiega il professor Alterini –  ho sempre risposto: chi meglio dei nostri alunni può giudicarci? Soluzione banale, ma, nella realtà, un vero e proprio tabù. “Sono troppo piccoli, immaturi, premiano solo quelli che regalano le sufficienze, vanno a simpatie”, queste le obbiezioni più gettonate. Ma la mia proposta è nata da una quadriennale esperienza di somministrazione di un questionario, ben più sostanzioso e approfondito ed ora perfettamente anonimo. Sono riuscito testardamente ad introdurre un questionario degli studenti tra i criteri di valutazione, insieme ad altre voci. Risultato: panico e preoccupazione sia tra docenti che tra studenti, entrambi non abituati rispettivamente ad essere valutati e a valutare, con la paura di entrambi di vendette e ritorsioni. Il questionario, in realtà, ha valore per il 30% dell’area di valutazione relativa alla didattica, che, insieme ad una parte relativa all’innovazione didattico-metodologica sono quelle che, a mio parere, dovrebbero prevalere nella valutazione. Resta invece ancora il “peso” del giudizio del Dirigente Scolastico, che, secondo me, resta il vero problema, in quanto eccessivamente distaccato dall’oggettività della valutazione che siamo riusciti a creare con un programma automatizzato. In molti istituti si è premiata la disponibilità di tempo per attività organizzative, piuttosto che la bravura nell’attività primaria (l’insegnamento) che gli studenti sono in grado di giudicare tutti i giorni in classe».

Il questionario è stato così adottato dall’istituto che ha deciso di mettersi in gioco: « Ovviamente lo scopo non è quello di arricchirsi (il mio bonus annuale è stato, al netto delle tasse, pari a 247,67 €), ma, forse, di dimostrare veramente che chi ha la coscienza a posto non ha paura di mettersi in discussione – commenta l’insegnante -Qualcuno farà fatica a digerire che gli alunni, nella maggioranza dei casi, hanno “premiato” la serietà, la professionalità, la puntualità, la voglia e l’entusiasmo dei docenti, anche di quelli considerati “severi e cattivi”. Un primo passo è stato fatto, ma non senza aver affrontato diffidenza, ostilità, scetticismo, paure… ma è un esempio che farà da apripista o rimarrà un’eccezione del nostro Istituto?»

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Pubblicato il 10 Maggio 2017
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