Da Roncisvalle a Zubiri immersi nella Navarra

La seconda tappa si sviluppa dallo storico sito al piccolo borgo alle porte di Pamplona

Il cammino di Santiago - Zubiri

Padre Valentin sembra Toni Servillo. Con lui a dire messa nella chiesa di Roncisvalle c’è il veterano dei quattro sacerdoti che vivono qui. “Ha 92 anni e sta bene”. Ci racconta dopo la benedizione e prima di illustrarci la storia della chiesa e dei principali monumenti. 

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Il cammino Santiago:da Roncisvalle a Zubiri 4 di 9

È solo allora che noto l’incredibile somiglianza con il nostro attore. Non è appena un fatto fisico, ma sono i movimenti e soprattutto il sorriso. 

La messa della sera è semplice ma molto partecipata. Quando l’anziano sacerdote legge il foglio che gli hanno consegnato e che contiene tutte le nazionalità arrivate oggi all’ostello, c’è da restare senza parole. C’è il mondo. Dalla Corea, Giappone, Australia, Neozelanda, India, Cile, Stati Uniti, Venezuela e molti altri. Oggi mancavano rappresentanti dell’Africa, ma arrivano anche loro seppur in numero minore. 

La tappa di oggi è di media difficoltà. Solo 22 chilometri ma un po’ di sali scendi per abbassarci di quota dai 960 di Roncisvalle ai poco più di 400 di Zubiri. 

Il grande ostello di Roncisvalle è molto bello e con letti nuovi e comodi. Riporta però subito alle gioie e ai dolori della convivenza durante il cammino. È un esercizio notevole per la tolleranza. Se c’è un orario per rientrare la notte non è bello arrivare dopo un’ora da quella regola e accendere le luci come si fosse soli. Se ci sveglia alle cinque, liberi di farlo, ma lo zaino e le proprie cose andrebbero riordinate fuori dalla camerata perché altrimenti si sveglia un sacco di gente. Per non parlare poi dell’uso dei servizi, ma avremo modo di tornarci e comunque sono dettagli che chiunque percorre il cammino da pellegrino deve mettere in conto. 

Roncisvalle pare inclemente e alle 6.30 si parte con un po’ di pioggia che per fortuna smette dopo appena mezz’ora. 

Prima sosta a Burguete per fare colazione dato che prima era tutto chiuso. Oltre a questo si attraversa un altro piccolo borgo e poi per il resto la tappa si sviluppa dentro e fuori da magnifici boschi. Ogni tanto si aprono scenari montani notevoli. Quasi tutto il tracciato è fuori dall’asfalto anche se per lunghi tratti è stato costruito un pavimento in pietra. 

Dopo pochi chilometri ho incontrato Marina, una giovane ragazza che arriva da Monaco di Baviera. Cammina da sola fino a Leon dove la raggiungerà il fidanzato. Dire che si cammina soli qui è un eufemismo perché saremo almeno in duecento e forse più. È tutto un dire: “buen camino” o “buenos dias”. Ci si riconosce perché in tanti siamo in giro già da Saint Jean e con qualcuno abbiamo cenato insieme a Roncisvalle. 

Oggi è la giornata ideale con un tempo fantastico. La pioggia ci ha lasciato in pace quasi subito e dopo poco il vento ha spazzato via le nuvole portando perfino un sole caldo. 

Immersi nella natura con Marina sono iniziate chiacchierate impegnate per quasi due ore. Immigrazione, memoria, cultura i temi affrontati. Una curiosità reciproca per conoscere il sentimento delle nostre differenti comunità. Un piacere dialogare per quanto almeno per me la lingua mette qualche ostacolo, ma alla fine me la sono cavata. 

La memoria è un elemento centrale per la Germania. Non viene rimosso niente e a scuola in ogni momento ricordano il disastro che ha portato il nazismo. 

Il cammino non si nutre di memoria, al più la psiche lavora sui ricordi, su emozioni che vengono stimolate di continuo. Dalla vista di monumenti o scenari naturalistici, all’incontro con l’altro, fino alla fatica del dover procedere camminando. Si sta per ore con se stessi ed è quasi naturale entrare in sintonia con ogni dimensione della vita. 

Tornando alla tappa i due momenti impegnativi, ma davvero al minimo, sono l’alto di Mezkiritz e quello di Erro, dove il baracchino che vende ormai è diventato stabile e un gran numero di pellegrini si ferma per acquistare un frutto, una bevanda o qualcosa da mangiare. Da lì la strada scende ripida per poco più di tre chilometri fino ad arrivare a Zubiri. Il borgo è proprio un posto di passaggio. Offre solo la vista di un pregevole ponte e per il resto poco altro. È in espansione e stanno costruendo molto. Qui si sente in modo netto il cambiamento che ha portato il cammino. Oltre all’ostello municipale ci sono tante pensioni o altri ostelli a condizioni speciali per il pellegrino. 

Godere della pace della natura con la relativa tranquillità ha un valore enorme. Domani, dopo tre giorni immersi in questa atmosfera si entrerà nella prima città del cammino. Pamplona è a 22 chilometri da qui e sarà una tappa facile tutta pianeggiante. 

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

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Pubblicato il 19 Giugno 2018
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