Compravano auto di lusso a nome di ignari impiegati
Scoperta una truffa ai danni di concessionarie. Contraevano finanziamenti utilizzando dati identificativi sottratti dall'archivio di una ditta
Utilizzavano false generalità per contrarre finanziamenti per l’acquisto di automobili. Ma non usavano generalità inventate, bensì nomi, cognomi, indirizzi e codice fiscale di persone esistenti e totalmente ignare di quanto avveniva ai loro danni. Così, nel giro di qualche mese, un gruppo di impiegati e capireparto di un’azienda tessile di Mornago, si era vista recapitare una serie di bollette di pagamento per rate di finanziamento mai contratte. Un’operazione della stazione dei carabinieri di Mornago, ribattezzata "Speed car", ha portato alla scoperta di un traffico di dati sensibili e documenti di identità, finalizzato alla truffa e alla ricettazione. L’operazione Speed Car inizia quindi nel gennaio del 2000. I militari dell’arma sono arrivati ad individuare un gruppo di sei persone coinvolte nell’affare. Tutto nasce con un furto di documenti in bianco nei comuni di Almenno S.Salvatore (Bergamo) e Milano. Contemporaneamente, anche dall’azienda di Mornago spariscono fotocopie di buste paga intestate a dipendenti. Le carte d’identità vengono quindi compilate con i dati dei dipendenti e a queste vengono aggiunte le foto dei quattro truffatori: Danilo Binda 39 anni di Marcallo con Casone, Salvatore Vitale 47 anni di Cerro, Giuseppe Moscato 34 anni di Parabiago, Vincenza Casula 35 anni di Divignano (Novara). La banda dei quattro, ora arrestati, utilizza i documenti falsi per contrarre finanziamenti, acquistando automobili in concessionarie di Nerviano, Rho, Corbetta, e per comprare articoli di arredamento in altri negozi dell’alto milanese. Ma la banda ha altri due complici, denunciati a piede libero dai carabinieri. Il custode dell’azienda di Mornago, P.B. di 34 anni, l’uomo che ha sottratto materialmente i dati sensibili dei dipendenti dall’archivio della società, una Spa. E C.B., 24 anni, impiegata in un negozio di telefonia cellulare. Quest’ultima aveva intestato alcuni numeri di telefonia mobile con i nomi degli ignari impiegati. Ma, a quei numeri, rispondevano in realtà i truffatori. Questi si presentavano sempre in due, alle finanziarie, fingendo di essere marito e moglie, presentando le buste paga come garanzia di pagamento. Il bilancio finale dell’operazione é di quattro persone arrestate con l’accusa di associazione per delinquere finalizzate alle truffe e alla ricettazione, falso in atto pubblico, sostituzione di persona, furto aggravato, uso di atto in falso. Su richiesta del pm Tiziano Masini, il Gip ha emesso tre ordinanza di custodia cautelare in carcere e gli arresti domiciliari per la donna. I due complici sono stati denunciati a piede libero. Sono cinque invece gli automezzi, di marca tedesca, sequestrati. |
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