Il rilancio dell’imprenditorialità passa anche dal PRG

Esecutiva a fine febbraio la variante per le aree produttive

Adeguare il quadro normativo e territoriale del settore produttivo per rendere possibile una ripresa del settore e porre un freno al calo produttivo e occupazionale che ha investito il territorio. Eliminare o ridurre i vincoli che gravano sulle diverse aree consentendo ampliamenti edilizi e nuovi investimenti.

Sono questi gli obiettivi che si pone la Variante Aree Produttive recentemente approvata dalla Regione Lombardia che diventerà esecutiva entro la fine del mese di Febbraio.

Dopo le Norme Tecniche Attuative ora è, dunque, la volta della Variante Aree Produttive. Un provvedimento che, assieme ad altre importanti scelte della Giunta castellanzese, quali l’interramento delle FNM, il riassetto urbanistico e funzionale della Valle Olona, l’ampliamento della Mater Domini e la sistemazione dell’area Pomini, rappresenta un altro tassello di quel lavoro di ridefinizione degli strumenti urbanistici territoriali che sarà portato a compimento con la stesura del nuovo Piano Regolatore Generale.

La variante – la cui stesura è stata affidata agli arch. Antonio Locati di Busto Arsizio e Mario Enrico Ticozzi di Milano nell’Ottobre 1998 assieme alla revisione delle NTA – trova il suo fondamento in un quadro economico territoriale profondamente mutato negli ultimi anni dove, a fronte di una flessione produttiva ed occupazionale, esistono però ancora numerose attività che resistono e che per non scomparire necessitano di adeguamenti strutturali, tecnologici, impiantistici e di sicurezza. Adeguamenti che richiedono spazi, flessibilità funzionale e norme urbanistiche meno vincolistiche di quelle in vigore.

Il Piano Regolatore Generale attualmente in vigore risale, infatti, a vent’anni fa essendo stato adottato nel 1978 ed approvato nel 1982 con l’obiettivo dichiarato della salvaguardia dei livelli occupazionali e quindi della solida tradizione produttiva nel secondario. La flessione produttiva ed occupazionale verificatasi sul territorio castellanzese trova la sua ragione in un quadro più ampio e articolato dove una "espulsione" del settore produttivo dalle realtà urbane e una pressione del mercato verso destinazioni diverse di spazi produttivi posti lungo vie di grandissima comunicazione sono situazioni comuni a tutte le realtà urbane. A questo va aggiunta la crisi del settore tessile e meccanico che ha inciso notevolmente sul territorio da sempre caposaldo storico di questi comparti, oggi, invece, classificato come "area produttiva depressa".

La Variante Aree Produttive recentemente approvata tiene conto della realtà attuale di Castellanza e prevede alcune significative novità relative a ben 31 aree della città. Senza entrare nel merito dei singoli aspetti, si evidenzia che:

  • La logica seguita nell’elaborazione della variante è stata quella di consolidare l’esistente – era inutile mantenere la destinazione produttiva per zone nelle quali, per varie ragioni, si sono consolidate attività di diversa natura (residenziale, commerciale o artigianale).
  • Viceversa aree già utilizzate come industriali sono state definitivamente azzonate come tali e ciò ha consentito di incrementare la superficie totale delle aree industriali considerate da 377.600 a 485.000 metri quadrati.
  • Sulle aree già destinate a funzioni industriali, sono state introdotte alcune liberalizzazioni (sul verde di rispetto, sulle attrezzature sociali, sugli arretramenti e sulle possibilità di utilizzo) che consentiranno considerevoli spazi di ampliamento.
  • Da ultimo, l’obbligo di inquadrare alcuni interventi su aree industriali in Piani di lottizzazione è stato ridotto considerevolmente (la superficie interessata da Piani di lottizzazione, infatti, si è ridotta da 115.800 a 70.300 metri quadrati).

Nello stesso provvedimento è stata inserita anche la revisione delle le fasce di rispetto stradale, adeguate in relazione al Piano Urbano del Traffico e al nuovo Codice della Strada.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Febbraio 2001
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