La forte passione civica di un grande europeista

Luigi Zanzi ha sempre diffidato della politica tradizionale

Sin da ragazzo ha respirato un’aria diversa, ha ascoltato discorsi che non venivano fatti in altre case varesine. E’ corretto comunque dire che la sua passione civica venne preceduta da quella politica ,almeno quanto a militanza: Lei è stato uno dei primi italiani europeisti, ha coltivato una forte, importante amicizia con Altiero Spinelli, uno dei papà del federalismo.

Fin da ragazzo, sono sempre stato stimolato "in casa" dalla forte passione civica di mio padre e dalla continua discussione di molteplici questioni concernenti una città da progettare come presupposto per progettare la propria vita.

È corretto riconoscere che in gioventù non mi occupai di politica della città di Varese: nei miei anni "pavesi", quand’ero allievo del Collegio Germanico-ungarico dell’Università di Pavia, strinsi una forte amicizia con Giulio Guderzo, Mario Albertini e, tramite essi, con Altiero Spinelli, di cui divenni seguace, convincendomi già allora che nessuna alternativa partitica nazionale era sensata e che il problema politico cruciale del nostro tempo in Europa fosse quello della fondazione di uno stato federale per riportare la parte occidentale del Continente all’altezza delle problematiche politiche internazionali, che già allora riducevano gli stati nazionali a un rango di sudditanza nei confronti delle grandi potenze di allora, USA e URSS.

Altiero Spinelli fu certamente uno dei padri fondatori di quel tanto di unificazione d’Europa a cui oggi disperatamente ci aggrappiamo come estrema chance per la sopravvivenza di una civiltà.

Con profonda amarezza constato che, ancor oggi, i federalisti non vengono presi in considerazione, così che errori su errori si vanno accumulando.

Quando, in che misura e perché si è maggiormente occupato dei

problemi di Varese?

Ho dedicato molta cura, per lunghi anni, allo studio della storia di Varese: ho avviato la ricostruzione della storia del Sacro Monte; così pure di quella del Catasto di Maria Teresa d’Austria e della "civiltà di villa" in Varese; così pure di quella di taluni processi di industrializzazione di questa provincia; problematiche, queste, allora trascurate dalla tradizione storiografica locale.

Solo di recente mi sono occupato di questioni politiche concernenti la programmazione di un nuovo sviluppo della città in senso "universitario".

Perché lo ha fatto senza scendere in politica, nemmeno da indipendente come suo padre?

Ho sempre diffidato della gestione partitica della problematiche cittadine.

D’altra parte, ho sempre agito come "battitore libero" anche per una scelta di mio stile personale: ciò mi ha reso inviso ai partiti che vogliono con sé solo uomini che si facciano guidare.

Alla fine lo ha fatto: con compagni di viaggio sbagliati?

No: credo che l’aver accolto l’invito di lavorare in Giunta per la città, quale quello rivoltomi da Raimondo Fassa, non coinvolgesse affatto una scelta "leghista", come qualcuno, per suo comodo, ha voluto far credere.

Mi sono limitato a riscontrare, in quella giunta "leghista", una buona volontà nell’operare per una rinascita  di Varese, una città in cui già allora erano più che evidenti i segni di una crisi che purtroppo è tuttora irrisolta e gravissima.

Ho creduto di fare il mio dovere elaborando il cosiddetto "piano Zanzi" che tutti hanno dichiarato di considerare quanto meno una buona base per progettare il futuro, ma che è stato lasciato, purtroppo, lettera morta.

Che cosa di positivo le è rimasto di questa esperienza,

quale obiettivo avrebbe voluto cogliere e invece non ha potuto.

L’esperienza più importante che ho fatto è quella della constatazione che, avendo voglia di lavorare ed un po’ di fantasia, in pochissimi anni la città potrebbe cambiare, facendo un rilevantissimo salto di qualità.

Dicono che lei a volte "esageri", poi ti senti dire da accademici di grande profilo come Giulio Lanzavecchia che Zanzi ha preparato

un esemplare progetto di città universitaria..

Sono lieto del giudizio che l’amico Giulio Lanzavecchia ha dato delle mie idee sul rilancio di Varese come città di collegi universitari "à la Cambridge": credo che tale piano, ritenuto "eccessivo" da chi non si degna nemmeno di studiarne da vicino le possibilità di realizzazione, dovrebbe costituire il punto cruciale di svolta della programmazione politica dello sviluppo futuro della città.

Succederà un giorno che si terrà nella giusta considerazione la cultura, la capacità, la lungimiranza di Luigi Zanzi ?

Non sta a me rispondere a questa domanda perché comporta troppe lodi nei miei confronti. Credo comunque che sia difficile essere compreso quando si è così poco accomodanti,  tuttavia io   ritengo irrinunciabile esserlo.

A guastare il rapporto non sarà il suo carattere di uomo generoso ma molto impetuoso?

Lo ammetto: spesso esagero per impeto passionale che, peraltro, non rivolgo mai contro le persone, come invece è stato fatto contro di me .  Forse mi occorrerebbe più diplomazia.

Come spiega allora che le sue cose più grandi sono espressione di un una personalità forte, di sacrifici individuali, quelli richiesti da chi studia o scrive libri importanti o scala l’Himalaya?

Con la montagna  e così pure con qualsiasi mèta di ricerca scientifica, ciò che conta è soltanto una determinazione mentale tanto rigorosa quanto appassionata.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Febbraio 2001
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