Soldi pubblici sottratti alla scuola, il direttore rinviato a giudizio

Indagini chiuse sul caso del Centro di formazione professionale di piazza Giovine Italia dove "sparirono" 300 milioni

Rinvio a giudizio per tutti i reati contestati, processo fissato per il 16 ottobre: c’è un primo punto fermo nella vicenda giudiziaria di Raffaello Pelagatti, l’ex direttore del Centro di formazione professionale di piazza Giovine Italia, a Varese, accusato di peculato: con una fantasia degna di miglior sorte, il dirigente su sarebbe intascato secondo l’accusa denaro e beni per un valore complessivo di circa 300 milioni sottraendoli alla pubblica amministrazione. Il rinvio a giudizio è stato deciso questa mattina dal giudice dell’udienza preliminare Giuseppe Trombino, su richiesta del pubblico ministero Agostino Abate; è comparso davanti al giudice anche Pelagatti, che è difeso dagli avvocati Paliaga e Pellicini e che ha reso alcune dichiarazioni spontanee. 

L’imputato ha ammesso parte degli episodi contenuti nel capo di imputazione ma ha contestato l’importo delle cifre, sostenendo di essersi impossessato di non più di 30 milioni. Interminabile la serie di episodi raccolti durante le indagini dalla Guardia di Finanza; secondo l’accusa il dirigente scolastico avrebbe falsificato alcuni mandati di pagamento girando soldi della scuola regionale su suoi conti privati; in altre circostanze avrebbe falsamente incaricato la moglie di alcuni lavoro contabile in realtà mai eseguiti. 

Tutto però si sarebbe tradotto nel trasferimento di ulteriori soldi pubblici sui conti di famiglia. Il capo d’imputazione elenca poi altri episodi che sconfinano nel folclore: come la partecipazione della moglie o dei figli a viaggi all’estero a spese della scuola; oppure l’impiego di allievi cuochi e giardinieri del centro per organizzare feste private. Fino alla "perla" della vendita di lavori eseguiti dagli alunni in occasione della festa patronale di San Vittore: nell’occasione furono incassati 4 milioni e mezzo. Solo 500 mila lire, tuttavia, sarebbero state versate in beneficenza alla chiesa varesina, il resto del denaro se lo sarebbe direttamente intascato Pelagatti. E ancora: per ottenere il rimborso di spese mediche mai sostenute, il direttore avrebbe fabbricato in proprio fatture intestate a un dentista di Malnate (realmente esistente ma ignaro di tutto).

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Pubblicato il 05 Febbraio 2001
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