L’Archeologia industriale è cosa seria
L'intervento di Giorgio Merletti, presidente dell'Associazione Artigiani, sul nuovo sito dedicato alla Valle Olona
Non nego di essere stato invogliato a leggere quest’articolo con molto interesse perché tutto ciò che porta storia e cultura da tramandare alle nostre genti non può che stuzzicare anche le persone che per molti motivi non s’interessano di questi problemi. Non nego di essere rimasto particolarmente deluso dopo essere andato nel sito di quest’iniziativa (www.valleolona.net), non casualmente realizzata da privati con intenti pare (spero di sbagliarmi) solo commerciali con la maschera della cultura.
La storia delle municipalità, che dalla Rasa a scendere insistono sull’Olona, deriva dalla storia di questo fiume, dal lavoro che generazioni hanno prestato nelle fabbriche più o meno grandi sorte sulle sue sponde e quindi le storie quasi inevitabilmente coincidono. Chi ha partecipato alla vita di queste fabbriche di fatto ha fatto storia e non credo che una tale esperienza debba essere dimenticata, anche se quest’esperienza, per il breve periodo di una vita di lavoro sembra un’eternità, di fatto è solo un piccolissimo tassello che fa parte di un’epoca. Potrei insistere sul significato di scelte fatte in una certa direzione (energia idraulica a costo 0), oppure scarichi industriali a costo 0, oppure cercare di spiegare perché poi si decise (chi ?) di abbandonare tutto (e perché? chi lo sa lo dica e non faccia finta di dirlo), ma non voglio farlo perché in poche righe non si possono spiegare "fenomeni così complessi" (bestemmia !!!) e poi perché si correrebbe il rischio di banalizzare la storia delle nostre genti, oppure si darebbe fiato all’imbecillità insieme alla bandiera che spesso giudica e si appropria di concetti e storia senza conoscere. Parlare di Archeologia Industriale in presenza di un manufatto industriale senza un’attenta rilettura ed interpretazione del fenomeno industriale è un errore madornale. Non è possibile una lettura molecolare di ogni singolo "monumento" industriale, ma serve una lettura non divisa, compressione insieme tecnologica, artistica, architettonica e sociale, cioè una sintesi culturale di determinati resti fisici. Forse non ho ben capito il vero intento di un tale sito, neppure penso di dover negare "l’operosità e le capacità produttive di tutte le popolazioni della valle note e apprezzate in tutto il mondo" ma se si vuole fare cultura e "produrre" conoscenza bisogna farlo con l’onestà intellettuale del ricercatore con le carte, i testi, le storie e i documenti. Solo così, credo, si possono fare delle scoperte, magari piccole, ma estremamente importanti da riproporre poi per l’uso "domestico". A tal riguardo, senza voler strafare, sulla Valle Olona esistono fior di pubblicazioni/testi di grande e piccolo impegno culturale e che vanno da – "A-LETHEIA" Architetture Lombarde Dimenticate Studi Per Il Riuso – (Marco Dezzi Bardeschi ed. Alinea) ai Quaderni del Gruppo "Olona" 2040° Distretto Rotary International e molti altri. Affrontando le problematiche legate al ri-uso del territorio della Valle del fiume Olona forse si riuscirà a dare un contributo concreto facendo fare quel salto culturale, latitante ormai da decenni, a tutto il territorio della provincia e alla qualità della vita nella nostra provincia che, stando all’ultima classifica annuale del Sole 24 Ore, sta inesorabilmente cadendo in basso. Spero che questo mio disturbo non venga etichettato con qualsivoglia coloritura partitica perché pare essere di moda etichettare la (ri)conoscenza con un certo colore a dispetto dell’ignoranza che di colore non ne ha. Profondo conoscitore della mia ignoranza sono orgoglioso di non avere coloriture. |
Giorgio Merletti |
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