In due ribaltano un’auto. A mano

Litigano per una banalità: giovane isprese preso a cazzotti e la sua macchina ribaltata sulla strada

Pugni e cazzotti, finestrini sfasciati e come gran finale la macchina ribaltata in mezzo alla strada. È difficile dire a chi sia andata peggio, se al guidatore o alla sua automobile, una Panda rossa, nell’aggressione che ha colpito ieri sera, mercoledì 9, un giovane di Ispra. È successo a Brebbia, intorno alle otto proprio sulla strada provinciale che attraversa il paese, accanto alla piazza della chiesa. Una mezz’ora di ordinaria follia? È forse quello che avranno pensato i numerosi testimoni che si trovavano a passare in macchina quando  hanno assistito all’incredibile scena: due giovanotti, nel giro di pochi minuti, hanno imbracciato la Panda e l’hanno ribaltata al lato della strada. Poi la fuga velocissima a bordo della loro automobile. 

Questo è stato il clamoroso epilogo dell’aggressione cominciata qualche momento precedente e  che ha mandato all’ospedale E.R. di ventisei anni, con svariate ammaccature e contusioni al volto ed una prognosi di quindici giorni. I suoi aggressori sono altri due giovani dello stesso giro di amicizie e le ragioni di tanta violenza futili e abiette. "Parlava male della mia ragazza" sembra questo il motivo che ha generato la lite fra i giovani. L’autore principale del pestaggio è stato identificato e denunciato in serata. F.A. di vent’anni è residente a Brebbia ed è già noto alle forze dell’ordine per la sua indole violenta. Lesioni, rapina e danneggiamenti di questo dovrà rispondere il giovane, mentre il complice, di cui gli inquirenti conoscono solo il nome, non è ancora stato rintracciato.

La lite come si diceva inizia poco prima del ribaltamento. Precisamente al semaforo di Brebbia, dove la Panda rossa proveniente da Ispra viene bloccata dagli inseguitori a bordo di un’altra macchina. Qui inizia il primo pestaggio ai danni del giovane isprese, che viene poi costretto a spostare e parcheggiare la macchina poco più avanti, accanto alla piazza della chiesa. Segue un altro round e la sottrazione delle chiavi e del cellulare. Solo a questo punto E.R. riesce a fuggire e a chiamare i soccorsi. Ed è a quel punto che l’aggressore, con l’aiuto dell’amico sferra il colpo finale di quella che, secondo loro, doveva essere una lezione. 

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Pubblicato il 10 Gennaio 2002
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