Maffezzoli: «Emporio del lavoro, un servizio gratuito ai disoccupati»

Il segretario della Cisl Ticino Olona chiarisce gli obiettivi della società "no profit" che gestirà lo sportello del lavoro saronnese

Non si tratta di una normale privatizzazione, ma del miglioramento di un servizio. Con queste parole Luigi Maffezzoli, segretario della Cisl Ticino Olona spiega l’affidamento alla fondazione "Emporio del Lavoro", da parte del comune di Saronno, della gestione dello "sportello del lavoro". Infatti, la fondazione non è una ditta, bensì un’associazione "no profit", la prima società di collocamento privato riconosciuta a livello nazionale. Fanno parte di questa fondazione, la Cisl, l’Acli, la "Compagnia delle opere" e la Confcooperative.

«I comuni per legge non possono più gestire attività che hanno a che fare con la manodopera – spiega Mafezzoli – In Lombardia vi sono state diverse convenzioni di questo genere, anche con comuni che non hanno la stessa estrazione politica di Saronno. "Emporio dei Lavori" non è collocabile politicamente». La fondazione non prevede utili, non è interinale, non c’è guadagno sicuro, «ma è un servizio gratuito ai disoccupati».

Il segretario della Cisl sottolinea infatti che, grazie a questa convenzione, si mantiene una certa continuità lavorativa, anche perchè rimangono a gestire il servizio le stesse persone operano attualmente. L’alternativa alla convenzione sarebbe stata che il tutto passasse nelle mani della Provincia. «Con la scelta di stipulare la convenzione, il comune di Saronno ha deciso di favorire il "no profit" e chi viene da esperienze di solidarietà. Dal punto di vista tecnico l’operazione si può sì definire una privatizzazione, ma è una realtà che si integra e interagisce con l’esistente, e che non vuole disperdere l’esperienza fatta». Per quanto riguarda l’Informalavoro, questi non può svolgere gli stessi compiti che ha il centro servizio lavoro. «Condividiamo l’Informalavoro come progetto a livello provinciale, ma è uno strumento infomartivo che non può fare attività come quelle di preselezione».

«È un bene che a Saronno ci sia questa attenzione ai temi dello sviluppo – prosegue Maffezzoli – Sul territorio poi vi è molto anche da decidere sul futuro, come quello che accadrà nell’area ex Lazzaroni. Il terziario è importante, ma l’eccesso dello stesso non vuol dire sviluppo. La zona del saronnese rischia di diventare un luogo di passaggio dove la gente viene da fuori solo per consumare. Per quella zona ci vorrebbe qualcosa di innovativo; sarebbe interessante pensare a un centro Tecnocity come quelli di Busto Arsizio e Legnano».


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Pubblicato il 23 Aprile 2002
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