Da Saronno a Capo d’Orlando per combattere il racket e l’usura

Il presidente nazionale della Confederazione Italiana antiracket e antiusura ha ospitato in questi giorni il siciliano Gioachino Basile, personaggio da oltre vent'anni in lotta con la mafia

«La mafia esiste e non è come la dipingono i media. È molto peggio». Parole di Gioachino Basile (nella foto di spalle), ex sindacalista siciliano che è stato costretto a cambiare identità per la sua lotta contro la criminalità organizzata. Basile (questo il suo "vecchio" nome)  è stato ospite in questi giorni di Paolo Bocedi (nella foto a destra), saronnese che sarà presto nominato presidente nazionale della C.I.A.A., la "Confederazione Italiana Associazioni Antiracket e Antiusura", gruppo che conta oltre 50 mila iscritti in tutta la penisola.
I due uomini si sono incontrati per cercare di fare fronte comune contro un male che accomuna l’Italia da Nord a Sud,  da Saronno a Capo D’Orlando. Basile, che da sei anni vive con i familiari sotto falso nome e accompagnato dalla scorta, vuole  riprendere la lotta alla mafia iniziata diversi anni fa. «In Sicilia non è cambiato nulla – spiega – Gli ultimi eroi della Sicilia sono stati Falcone e Borsellino. Caponnetto è stato un galantuomo, un punto di riferimento che ha portato avanti numerose battaglie. Ma fino ad oggi il Nord Italia ha conosciuto il sud soltanto con ciò che hanno mandato in onda i media. Il Paese non conosce la verità: la legalità è ostaggio della giustizia. Oggi si sta rifacendo avanti la vecchia Democrazia Cristiana».

Basile nel 1982 era operaio in un cantiere navale di Palermo dove svolgeva anche l’attività di sindacalista della Cgil. In dieci anni ha presentato diversi esposti alla Procura della Repubblica per denunciare le implicazioni con la mafia dell’Azienda in cui lavorava. Fino a quando, dopo quasi quindici anni, è stato finalmente ascoltato ed è riuscito, nel ‘98, a far condannare diversi responsabili per reati mafiosi. «Hanno incendiato il negozio di mia moglie e continuavo a ricevere minacce di morte». In seguito Basile è stato consulente antimafia dell’allora sindaco di Palermo Leoluca Orlando, mentre nel ’99 ha fondato la prima associazione antiracket della città. «Non è la mafia che inganna la gente, è la cultura politica». Dal 2001 Basile è tornato nell’aventino.
«Provenzano e Riina sono due rozzi ignoranti, non sono loro a tenere in ginocchio l’Italia. I veri solisti sono quelli che vogliono andare in Parlamento». Sulla politica di oggi, nonostante le proprie origini, Basile è piuttosto convinto: «Bossi è l’unico che aiuta il Sud; il problema della mafia è che a far camminare il sud con le proprie gambe si crea la rivoluzione. Bisogna chiedersi perché quando qualcuno viene arrestato la gente del posto si ribella ai carabinieri. I politici di oggi, di destra o di sinistra, dovrebbero cercare di vedere il sud non solo attraverso la televisione».
Bocedi, quale presidente nazionale della Ciaa, vuole che Basile entri nella commissione ministeriale antiracket. «È l’uomo giusto – spiega – La situazione al nord è migliore che al sud, ma non è diversa. Sono in molti a contattarci. Ma dobbiamo avere fiducia nello Stato, altrimenti non ci sono più né buoni né cattivi».
Per contattare Sos Italia Libera, l’associazione locale antiracket è possibile chiamare la sede di Como (031-9841809) o la sezione di Varese (0332-280717). Per chi volesse contattare direttamente Basile può spedire una mail a gioachino_basile@tin.it


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Pubblicato il 17 Dicembre 2002
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