«Adesso voglio tornare come prima»
Faceva l'arbitro di pallavolo poi c'è stato l'incidente a causa del quale per quattro mesi è stato in coma. Claudio, 28 anni, racconta la sua esperienza
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Un brutto incidente in macchina a venticinque anni, quattro mesi di coma e la vita che cambia al risveglio. Di fronte a tutto questa la consapevolezza di non essere come prima, ma di essere stato molto fortunato, perché ci sono familiari e amici che ti sono stati sempre accanto. Perché se non è come prima, con un lavoro faticoso si può migliorare. Così si sente Claudio Silvestri, ventotto anni, dopo l’esperienza del coma, del risveglio e di un lungo percorso in salita per ritornare a compiere una vita normale. Claudio abita a Jerago con Orago e oggi frequenta la cooperativa Progetto 98 di Busto Arsizio che si occupa di educazione all’autonomia e reinserimento sociale e lavorativo di persone affette da cerebrolesioni causate da traumi cranici o malattie vascolari. Tre anni e mezzo fa la macchina sulla quale Claudio si trova con tre amici si scontra con un’altra che gli taglia la strada. L’impatto è violento e due ragazzi muoiono, un terzo ne esce illeso per Claudio c’è il coma che durerà quasi quattro mesi. Quello che è successo dopo l’incidente glielo hanno raccontato i suoi genitori, la sorella e il fratello più grandi. I primi ricordi appena nitidi riguardano il giorno delle dimissioni dall’ospedale nel quale si era risvegliato. «Mi ricordo quando mi hanno portato via e anche che ero ipercontento». Poi ci sono le prime fatiche nel reparto di riabilitazione di Somma Lombardo. «Mi ricordo il corridoio lungo e io che camminavo avanti e indietro per cercare di stare di nuovo in piedi». Oggi Claudio Silvestri non si sente più come prima, ma si considera molto fortunato perché in questi anni di faticoso lavoro ha recuperato molto. Fra le sue ultime conquiste c’è infatti la patente che gli consente di muoversi con più autonomia. Gli obiettivi per il futuro? «Ritornare come prima o quasi, sottolineo quasi perché non si sa se posso diventare migliore o peggiore» dice ridendo. Prima lavorava in una ditta di Daverio. Diploma da elettricista conseguito all’Ipsia di Gallarate, il servizio militare nel corpo dei vigili del fuoco che ammira molto, fra le sue passioni c’era tanto sport. «Ho giocato a pallavolo, a ping pong, ho fatto karate, mentre ho giocato pochissimo a calcio perché proprio non mi piace». Ma la sua più grande passione era arbitrare le partite di pallavolo. Claudio faceva l’arbitro a livello regionale. «Mi piaceva tantissimo e mi ha permesso di girare molto in Lombardia». Dopo l’incidente ha messo piede in una palestra solo un paio di volte perché «assistere ad una partita e non potere arbitrare è una pugnalata ogni volta». Forse un giorno ritornerà ad arbitrare, ma per il momento non se la sente di compiere un passo al di sopra delle sue possibilità. Oggi si trova spesso a fare i raffronti con la sua vita precedente. «Mi piaceva andare a ballare, ma ora mi sento limitato fisicamente».«È cambiata la mia libertà, non mi manca la volontà, ma la capacità di fare le cose» aggiunge. Ma non c’è solo rammarico. «Io mi sento fortunato e sto lavorando per tornare come prima» dice. Negli ultimi tre anni la strada è sempre stata in salita. Il suo tempo oggi si divide fra la palestra che frequenta ogni due giorni, la cooperativa Progetto 98 a Busto Arsizio dove si reca due volte alla settimana e che gli insegnato ad essere più autonomo fino al raggiungimento di un obiettivo importante che è la patente. E sempre con l’aiuto di questa cooperativa per Claudio si aprirà anche l’opportunità di un lavoro. |
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