L’Europa è alla vigilia di una “svolta epocale”
Sabato si apre a Roma la Conferenza Intergovernativa. Il professore dell'Insubria Vincenzo Salvatore ci spiega il significato e l'importanza dell'evento
Vincenzo Salvatore, 40 anni, è professore di Diritto dell’Unione Europea all’Università degli Studi dell’Insubria di Varese. Autore di tre monografie e di oltre 20 contributi scientifici pubblicati su riviste italiane e straniere sui temi dell’integrazione europea, svolge anche attività di avvocato, patrocinando, fra l’altro, davanti agli organi di giustizia comunitaria a Lussemburgo. E’ stato relatore in numerosi convegni in Italia e all’estero dedicati all’approfondimento delle tematiche giuridiche connesse ai rapporti tra l’ordinamento italiano e il diritto comunitario.
Il 4 ottobre, iniziano i lavori della Conferenza Intergovernativa. Di che cosa si tratta?
La Conferenza Intergovernativa, che si inaugura a Roma sabato prossimo, segna uno dei momenti più importanti nella storia dell’integrazione europea. Per la prima volta i rappresentanti degli Stati membri vengono chiamati a valutare un testo – il Trattato che istituisce la Costituzione dell’Unione Europea – che, se approvato, segnerà il definitivo mutamento genetico della Comunità Europea, da organizzazione meramente economica ad unione politica.
Che compito attende i partecipanti alla Conferenza?
In discussione c’è il lavoro dei "convenzionali" – i rappresentanti dei parlamenti e dei governi nazionali, nonchè del parlamento e della commissione europea – che sotto la presidenza di Giscard d’Estaing e la vicepresidenza di Giuliano Amato, all’inizio dello scorso mese di luglio hanno rassegnato un progetto di costituzione europea in cui, per la prima volta, oltre alle disposizioni finalizzate a disciplinare il funzionamento del mercato, vengono annoverati una serie di principi ispiratori del processo di costruzione europea, un vero e proprio catalogo di diritti fondamentali su cui si fonda il processo di integrazione.
Come si è giunti alla redazione di un progetto di Costituzione europea?
A ciò si è arrivati per tappe, con un processo iniziato a Maastricht nel 1992, che ha posto le premesse per la realizzazione dell’Unione economica e monetaria ed ha portato all’introduzione dell’EURO come moneta unica, passando per Amsterdam, il cui trattato, nel 1999, ha consacrato il valore della cooperazione rafforzata, consentendo agli Stati più virtuosi di anticipare scelte non ancora unanimemente condivise da tutti gli Stati membri, fino a Nizza, nel 2001, in occasione della cui conferenza intergovernativa è stata adottata la carta dei diritti fondamentali.
Un suo giudizio sull’attuale livello di integrazione europea L’Europa affronta oggi una delle sfide più decisive nella storia della sua evoluzione: si assiste contemporaneamente ad un processo di allargamento dalle dimensioni senza precedenti (10 nuovi Stati acquisteranno lo status di membri a partire dal prossimo 1° maggio) insieme ad una fase di ricostituzione che modifica profondamente l’assetto normativo ed istituzionale sul quale la Comunità si fonda. Il dilemma "approfondimento o allargamento" – conviene prima rafforzare l’integrazione fra gli Stati già membri od allargare i confini dell’Unione attraverso l’ammissione di nuovi Stati – è stato superato scegliendo di procedere contemporaneamente ed in maniera incisiva in entrambe le direzioni. L’adesione di nuovi Stati ed il rafforzamento dei vincoli di appartenenza fra gli Stati già membri impone alla Conferenza di non trascurare il risultato apprezzabile raggiunto dalla Convenzione con l’approvazione del progetto di costituzione.
Cosa si sentirebbe di consigliare ai rappresentanti degli Stati che parteciperanno ai lavori della Conferenza?
Occorre che non vengano rimessi in discussione principi fondamentali quali quello della pari dignità e rappresentatività degli Stati nell’ambito dell’Unione, del voto a maggioranza nell’interesse della Comunità e a scapito di eventuali interessi nazionali divergenti, del rafforzamento della cooperazione fra Stati in materie tradizionalmente riservate alla competenza dei governi nazionali come la politica estera e di sicurezza comune. Solo così si costituiranno le premesse per il sorgere, non di un super Stato, ma di un ordinamento di ispirazione federale – o, forse, meglio prefederale – che rafforzi l’unione tra i popoli, e non solo fra i mercati, nella tutela della diversità e della specifica identità delle singole componenti storiche, geografiche, culturali, linguistiche, economiche e religiose in cui il continente europeo si articola e che ne costuiscono la ricchezza. "Ex pluribus unum", il motto dell’unione fra gli Stati Uniti d’America, rappresenta ormai un traguardo raggiungibile anche in ambito europeo. Un grande sogno di civiltà, che i "reggitori" del mondo non possono permettersi di vanificare.
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