«Cadeo si è meritato la riconferma, ma non parliamo ancora di scudetto. Ci sono troppe componenti che possono cambiare da qui alla fine dell’anno». I cori degli ultras? Non c’è razzismo, qualcuno ha voluto strumentalizzare le vicenda. Gianfranco Castiglioni, numero uno della Metis Varese, si definisce un «presidente anomalo». Più un tifoso appartato che aspetta la partita della domenica che un presidente onnipresente e tuttodichiarante come tanti colleghi nel mondo del calcio. Però, nonostante tutto Castiglioni è pur sempre il padrone del vapore. Si aspettava una stagione così?
«No, non me l’aspettavo, però ero convinto che avremmo fatto bene. Mi sono accorto che il gruppo negli ultimi mesi è diventato sempre più unito, si è dotato di una forza sua tutta particolare. I risultati sono venuti di conseguenza»
Il dopo Rusconi è stato una scommessa rischiosa. «Abbiamo scelto bene. Giulio Cadeo è una persona seria, per bene. È un allenatore ma anche uno psicologo perché sa capire i giocatori, sa interpretare la loro volontà, segue e risolve i loro problemi. In questo senso è più un fratello che un allenatore».
Che rapporto ha da presidente con la squadra: assiduo o distante? «I miei impegni industriali non mi permettono di seguire da vicino i giocatori. Vedo la squadra come ogni sportivo, quando c’è la partita. Mi capita tra un tempo e l’altro di scendere negli spogliatoi. In quei momenti mi trovo con l’allenatore. Ma non parliamo molto…è un rapporto un po’ strano. Ci guardiamo negli occhi e ci intendiamo subito, capiamo immediatamente quali sono le sensazioni reciproche».
Che obiettivi si pone la Metis, ora? «Non voglio parlare di scudetto. Ci sono troppe variabili, troppe componenti imprevedibili che possono alterare l’esito di una stagione, basta solo un infortunio».
Per non fare errori, purtroppo fatti in passato, crede che Cadeo, indipendentemente dall’esito della stagione, si sia meritato sin da ora la riconferma? «Sicuramente la merita. Vede, noi siamo gente che non vuole cambiare a tutti i costi, preferisce lavorare con le persone per bene. Cadeo è una persona seria, modesta che non si esalta neanche nelle vittorie. Una persona così è sicuro che possa durare a lungo».
Presidente, c’è un altro argomento all’ordine del giorno: le vicende legate agli insulti a Myers e al tifo razzista. La sua opinione? «Penso che i tifosi siano amati dalla loro squadra. Penso che a proposito degli ultimi fatti, ci sia stata una strumentalizzazione politica fuori luogo e che Veltroni dovrebbe occuparsi di cose più serie».
Resta il fatto che spesso si prendono di mira certi giocatori oltre il lecito. «Per quel che ne so io i tifosi hanno insultato Myers perché il giocatore si era comportato male in precedenti occasioni. Non ricordo bene cosa fosse successo, ma deve essere successo qualcosa».
Ma non crede che ci si dovrebbe attendere uno spirito diverso nel mondo dello sport? «Certo lo sport deve essere un piacere. Non ci dovrebbero essere queste cose. Io questi ragazzi non li conosco e non li difendo».
Però continuano a succedere episodi spiacevoli che continuano a confermare una certa brutta fama di Varese. Vedi i cori razzisti o gli slogan inneggianti alla strage di Bologna. «Di slogan sulla stazione di Bologna non sapevo nulla. Quando è successo?»
Un anno fa, durante un incontro con la Skipper. Non sarebbe opportuno che per una volta Varese fosse sotto i riflettori per una presa di posizione da parte della società o delle istituzioni contro queste genere di cose? «Parlerò di questo alla struttura, alla società, troveremo il modo di parlare ai tifosi. Ma scusi, pensavo fosse un intervista sportiva, se è un’intervista politica devo interromperla».
Non è un’intervista politica, ma è il problema del tifo purtroppo va al di là della questione sportiva. Presidente, leggerebbe una dichiarazione contro il razzismo? «Io sono contro il razzismo, la mia industria è contro il razzismo, ma anche la squadra e i tifosi sono contro il razzismo. I nostri giocatori di colore sono più coccolati e trattati meglio degli altri. E poi lo sport è la cosa più bella, non bisogna farlo diventare politico e noi ci teniamo che i due ambiti siano distinti. Anche tutti i nostri sponsor sono al di fuori di influenze politiche».
Dunque non c’è nessun problema, solo qualche caduta di stile? «Non c’è razzismo. A Varese hanno giocato giocatori provenienti da molti paesi, senza nessun problema. C’è solo una volontà di qualcuno di istigare la gente»
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