“Fuori dal bar Bosisio c’era la fila”

La Rai compie 50 anni, il ricordo di quella prima apparizione nel racconto di alcuni personaggi

«Ricordo che sotto i portici di Varese il bar Bosisio aveva messo una televisione in vetrina. C’era una grande ressa silenziosa. Qualche mese dopo, anche il bar Socrate si munì di televisore. E la gente, in  silenzioso pellegrinaggio, si spostava da un bar all’altro». Così Salvatore Furia, padre del Centro geofisico prealpino, ricorda il suo primo incontro con la televisione. «Un pomeriggio vidi comparire un uomo in divisa, era il colonnello Edmondo Bernacca, che spiegava il tempo con dei disegni che lui animava, fu il mio primo maestro di metereologia». Dal bar al condominio il passo è breve. Il televisore fa il suo ingresso in alcune case (non era per tutti i comuni mortali, una tv costava l’equivalente di tre stipendi) e così la gente, che prima si salutava a malapena sul pianerottolo, inizia a radunarsi in casa di questi pochi fortunati. I personaggi della televisione diventano subito delle figure famigliari. Mike Bongiorno, Nunzio Filogamo, il maestro Alberto Manzi, con il suo programma "Non è mai troppo tardi", sono i protagonisti di questa socializzazione e alfabetizzazione catodica. «L’avvento del colore fece strabuzzare gli occhi a tutti, fu la seconda rivoluzione. Ora aspetto la terza che deve essere qualitativa. Io non sono un puritano ma mi sembra che si sia oltrepassato il limite. La televisione entra in tutte le case e non puo’ ignorare la funzione educativa dei ragazzi. La Rai dovrebbe riprendere a produrre programmi di qualità, come si faceva con i documentari di Folco Quilici, oggi invece si prediligono produzioni straniere non sempre all’altezza».

Lapidario il giudizio di Livio Ghiringhelli, per anni preside del liceo scientifico e classico di Varese. «Sono uno spettatore distratto, poco assiduo, e forse già in questo c’è tutto il mio giudizio negativo sulla televisione. Tra i canali che vedo c’è Rai tre, a prescindere dalla posizione politica della stessa rete. Mi piace la musica classica, ma, a parte Retequattro, non mi sembra che venga considerata molto. Non sono soddisfatto del livello delle trasmissioni».

Per Ovidio Cazzola, architetto  e urbanista, l’incontro con la televisione è stata una vera scoperta. «Ero appena un ragazzo, ma era già evidente che la televisione, seppur agli inizi, ci apriva un nuovo sguardo sul mondo e sulla storia. Amavo gli sceneggiati e una certa delicatezza della programmazione. Mi colpiva la consapevolezza  del ruolo educativo che avevano gli annunciatori e i personaggi di allora. Oggi la guardo poco e con perplessità: i programmi di intrattenimento sono insopportabili.  Seguo con interesse alcuni programmi di informazione trasmessi da La7, come "l’Infedele" di Lerner. Mi piacerebbe un’informazione meno deviata, più attenta a cogliere le varie sfaccettature della realtà. Oggi assistiamo a tg fatti con notizie di scarso valore e con titoli urlati. Mi diverto di più con i cartoni animati e riguardo con gusto qualche vecchio  film».
Qualcuno all’inizio ha visto la televisione con diffidenza, come Giuseppe Caglioti, docente di Fisica al Politecnico di Milano. «Era un strumento innovativo, ma era anche evidente fin da subito la sua forza di omologazione. Se sul piano del linguaggio questo poteva essere un fatto positivo, perché rendeva la comunicazione più semplice, lo stesso non si poteva dire sul piano dei contenuti. Ricordo che mia madre, quando io e i miei fratelli eravamo già adulti, se si presentavano delle scollacciate spegneva il video. Io ho cercato di evitare che i miei figli ci passassero davanti troppo tempo, perché i contenuti televisivi sono spesso banali e poco interessanti. Insomma è uno strumento magnifico, utilizzato molto male. Il futuro? Sul piano tecnologico il vero salto si farà quando la televisione sarà integrata con altri mezzi però dobbiamo fare i conti con un’invariante del sistema italiano: un certo oscurantismo nell’innovazione tecnologica, dovuta alla ignoranza del mondo politico in campo scientifico. Ricordate quando Ugo La Malfa volle ritardare l’avvento in Italia della tv a colori?»

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Pubblicato il 02 Gennaio 2004
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