Il sindacato: «Esasperazione giusta, ma occorre rispettare le regole»
I confederali analizzano le ragioni dello scontro: «Ci sono anche nostre responsabilità, vince la mediazione non lo scontro frontale»
«Gli autoferrotranvieri non ci hanno voltato le spalle: anche i sindacati confederali hanno qualche responsabilità, hanno forse sottovalutato il problema ma non abbiamo perso la rappresentatività del mondo del lavoro».
All’indomani della giornata di caos a Milano, oggi ancora in subbuglio, le organizzazioni storiche dei lavoratori cercano di fare il punto della situazione, partendo da alcuni punti fermi: il contratto nazionale firmato e da rispettare e l’osservanza delle leggi. No, dunque, allo sciopero selvaggio di questi giorni, per quanto comprensibile e legittima sia l’esasperazione di alcune categorie.
«C’è stata probabilmente una sottovalutazione delle aspettative della categoria – conferma Gianluigi Restelli, segretario provinciale Cisl -. L’esasperazione è dovuta al ritardo con cui si è giunti alla firma del lodo governativo, che molti ritengono insufficiente rispetto alle aspettative create sopratutto nel nord Italia. Una lettura importante è proprio questa: la tensione di questi giorni è avvertibile a Milano, o in altre città del nord, non è una questione a diffusione nazionale. A Milano ci sono altre componenti sociali e culturali che nutrono di sé la protesta».
Come reagisce il sindacato? Il responsabile Cisl non ha dubbi: «Noi non vorremmo che qualcuno fuori dalla confederazione stesse cavalcando la protesta per accentuare le tensioni tra sindacati diversi. Temiamo due cose, in una situazione come questa: l’esasperazione degli utenti ma anche che venga legittimata una rivisitazione del diritto di sciopero in termini più restrittivi. A questo proposito, vorrei anche dire che disapprovo quanti in questi giorni hanno impedito ai lavoratori di lavorare. Il diritto di sciopero deve consentire il diritto alla libertà di non scioperare. Questo è un aspetto che sa più di incitamento allo scontro sociale che ha poco da spartire con le questioni sindacali».
«Il problema è complesso – esordisce Ivana Brunato, segretaria provinciale Cgil -: la questione dei trasporti è una questione enorme che andrebbe affrontata dal punto di vista dell’organizzazione sociale, della sua progettazione futura, della sua riqualificazione. Non si può non tener conto dei tagli alle agevolazioni delle fasce più deboli, della riduzione dei costi e delle corse, non è solo una questione di reddito. È per questo che noi confederali non pensiamo assolutamente ad interrompere il dialogo con i lavoratori in questo momento in lotta, anche se comporta scontri aspri».
Il rischio per il sindacato, di aver perso il polso della situazione nel settore dei ferrotranvieri, per la Brunato non c’è, per un motivo che ha ragioni storiche: «Da sempre, è un settore con una presenza sindacale più complessa e articolata. La dialettica interna è una costante. Ma del resto è costante la nostra strategia: che è quella di mettere in campo sempre gli interessi dei lavoratori e quelli dei cittadini: cercheremo sempre gli strumenti per la mediazione senza far venir meno il consenso».
Ma gli operai di Milano hanno ragione o no? «Hanno ragione ad essere esasperati, questo sì, ad essere delusi dall’esito della trattativa. Mi stupisce che adesso siano rimasti in campo solo i lavoratori dell’Atm e Albertini, mentre dovrebbero essere chiamati in causa anche il governo e le Regioni e gli enti locali. E qui il discorso torna a Varese, dove il governo provinciale ha mosso i suoi passi. «Ma non illudiamoci troppo – conclude la Brunato: se questo tavolo della Provincia fosse finto, anche a Varese saremmo nella stessa situazione di Milano».
«È ovvio che siamo per il rispetto delle regole – ribadisce Marco Molteni, segretario provinciale Uil – e credo che dopo la firma del contratto ci siamo comportati con coerenza. Certo l’esasperazione è palpabile. Non dimentichiamo che ci sono state anche alcune dichiarazioni provocatorie da parte delle controparti dei lavoratori, sopratutto a Milano, che hanno esacerbato una situazione che viene da lontano. I confederali sono sottoposti ad una situazione dialettica, siamo stati oggetto anche di critiche, in parte giustificate. Ritengo che anche quello che è successo a Varese, con un’adesione altissima allo sciopero anche da parte di nostri iscritti, debba leggersi come una tirata d’orecchie, non come un girare le spalle definitivo ai confederali. Dobbiamo fare autocritica anche noi e ricominciare. Nel tempo lungo dimostreremo chi ha veramente a cuore le capacità contrattuali e la tutela vera dei lavoratori».
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