Cesvi: «Cerchiamo aiuti anche a Varese»

Incontro con i responsabili dell'attiva ssociazione non governativa che conta 39 sedi in tutto il mondo

 Il Cesvi è ormai una realtà nel mondo delle Organizzazioni non governative (Ong) che si occupano di Cooperazione allo Sviluppo e solidarietà internazionale. L’anno prossimo si festeggerà il ventennale dalla nascita, con l’auspicio che anche nella nostra provincia nasca un gruppo che possa aiutare la sede centrale di Bergamo con iniziative volte a finanziare le molte opere che il Cesvi mette in campo. Per comprendere meglio come funziona questa Organizzazione, abbiamo sentito la responsabile dell’ufficio stampa Nicoletta Ianniello.

Cos’è il CESVI, qual è la sua filosofia e quali sono le zone del mondo dove è attivo?
«
Il Cesvi, che vuol dire Cooperazione e Sviluppo, è una Ong-Onlus, assolutamente laica e apolitica, quindi priva di legami col qualsiasi tipo di religione o di partito politico. È stata fondata nel Gennaio del 1985 a Bergamo da un gruppo di bergamaschi, tra i quali l’attuale presidente Maurizio Carrara, e festeggerà i 20 anni di attività il prossimo anno, un bel risultato. Il Cescvi ha una sede unica a Bergamo e 39 sedi in tutti i continenti; la scelta di una sede centrale unica risponde prevalentemente ad un’esigenza di limitazione dei costi. La filosofia del Cesvi è quella di tutte le Ong, vale a dire la promozione nelle zone disagiate del mondo di una politica volta allo sviluppo e alla solidarietà, che non vuol dire dunque elemosina o pietismo: lo sviluppo delle zone dove operiamo è messo sempre al primo posto, e a questo uniamo un’attenzione per i risultati che otteniamo sia a livello di realizzazione dei progetti, sia per quanto riguarda la crescita della popolazione, lo sviluppo di una mentalità che porti i Paesi del "Terzo Mondo" a poter proseguire una politica di sviluppo guidati dalla propria gente».

Quali sono i progetti più importanti in atto?
«Il Cesvi è una organizzazione multisettoriale, non specializzata in un solo campo, ma con un ampio spettro di materie nelle quali adoperarsi: dagli aiuti sanitari all’educazione, dall’ecosviluppo alle ricostruzioni e agli interventi di emergenza umanitaria (come per esempio i terremoti in Iran e Marocco), fino all’adozione di comunità di bambini. Al momento la campagna che occupa più spazio e finanziamenti è quella denominata "Fermiamo l’Aids sul nascere", promossa nell’Africa sub-sahariana (Zimbabwe, Sud Africa, Swaziland, Congo), che è volta a bloccare la trasmissione del virus dell’Hiv da madre a figlio, attraverso la somministrazione di un farmaco a basso costo (4 €), la Naviratina, che ha il vantaggio di poter essere somministrato una sola volta alla madre prima del parto e una sola volta al bambino appena nato. Tutto ciò è unito ad un supporto psicosociale alle donne che ammettono di aver contratto il virus (che vengono escluse dalla società e ripudiate dai mariti), ad una assistenza alimentare ai bambini neonati fino ai 18 mesi di vita, e ad una campagna dispendiosa e faticosa di prevenzione nei villaggi».

I risultati di questa prevenzione sono buoni?
«Direi ottimi: ad esempio nello Zimbabwe abbiamo già raggiunto ben 46000 persone che sono venute per la prima volta a conoscenza dell’esistenza del virus dell’Hiv e delle sue mortali conseguenze, e che hanno cominciato ad entrare in contatto con il concetto di contraccezione e prevenzione¤.

Ha citato prima zone del mondo con situazioni difficili, penso all’Africa e ai Balcani, dove spesso all’interno dello stesso Paese ci sono due o più fazioni che si dilaniano a vicenda: come si comporta il Cesvi in queste situazioni?
«L’intervento del Cesvi è imparziale, nel concetto più assoluto del termine, non c’è la ben che minima distinzione di credo, razza o appartenenza politica, è il progetto umanitario che ha il sopravvento su tutto. Il Cesvi ha dato dimostrazione di attenersi a questo comportamento in varie zone del mondo, dal Sudan, dove il Cesvi è attivo sia al Nord che al Sud in una situazione di perenne conflitto, ai Balcani, dove non si è mai fatta distinzione etnica nel portare aiuto alle popolazioni in difficoltà, e dà anche oggi dimostrazione di grande convinzione in quello che fa e nella prevalenza del progetto su tutto, se è vero che è attivo a tutt’oggi in Uganda, dove i ribelli attaccano e uccidono quotidianamente chiunque gli si pari davanti».

Il Cesvi oltre alla sede centrale che coordina il lavoro in tutto il mondo, si avvale di gruppi di volontari sul territorio nazionale?
«Certamente, ci sono molti gruppi nati spontaneamente per appoggiare i progetti del Cesvi nel mondo con concerti, mostre, mercatini, convegni, raccolte fondi e quant’altro, sparsi su tutto il territorio nazionale».

A Varese non esiste nulla di tutto ciò?
«No, e approfitto di questo spazio per invitare chiunque abbia voglia di darsi da fare per raccogliere fondi destinati ai progetti del Cesvi con iniziative coordinate, a creare un gruppo anche nella zona di Varese; potete scrivere una mail a: donatori@cesvi.org per fondare un gruppo o per proporre iniziative di vario tipo, come quelle citate sopra. Serve l’aiuto di tutti».

E per chi volesse solamente aiutare con una donazione?
«Può farlo al numero verde 800036036 attivo 24 ore su 24, su internet al sito www.cesvi.org o sul c/c postale 224244 intestato a Cesvi. Ripeto, più si è, più si può fare».

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Pubblicato il 28 Febbraio 2004
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