Una task force per tentare il salvataggio di Volare
L’hanno chiesta i sindacati, l’hanno accettata al volo le istituzioni. Tempo limite: il 22 novembre
Malgrado l’aria decisamente grama di stamattina, non c’era segno di resa in chi ha ascoltato attonito, la proporzione della crisi di Volare. Non ci si vuole credere che non ci sia nemmeno una via d’uscita «Fino al 22 la partita è aperta» Ha commentato Francesco D’Arrigo (nella foto), segretario nazionale della Cisl Piloti, all’uscita dall’incontro: l’ottimismo è d’obbligo fino alla fine. «Ma certamente questa è una situazione delicata, delicatissima – ha ammesso – Per questo abbiamo proposto una task force tra i soggetti intenzionati a salvare l’azienda, in modo da seguire la questione quotidianamente fino all’assemblea del 22».
Una proposta che è stata subito accolta dal ministro del Welfare Maroni e dalle altre istituzioni presenti, tant’è vero che alla sua uscita il ministro del Welfare parlava già al plurale «Abbiamo istituito una task force insieme ai sindacati, per cercare di salvare Volare – ha dichiarato Maroni – dobbiamo lavorare fianco a fianco continuamente, perché abbiamo tempo solo fino al 22 per tentare il tutto per tutto ».
La volontà per muoversi, da parte di sindacati e istituzioni, evidentemente c’è. La sensazione di essere presi in giro, pure: sia Maroni che i sindacati si sono definiti infatti “arrabbiati” per avere scoperto solo stamattina una situazione ben più grave di come era stata dipinta solo un mese fa.
Il problema da risolvere infatti è, prima ancora che sindacale, innanzitutto societario: se la ricapitalizzazione non dovesse andare in porto, il percorso fallimentare dell’azienda è segnato. Il che significa che non ci sarebbe più niente da fare per i 1200 lavoratori dell’azienda, che già non hanno ricevuto pienamente gli stipendi di settembre. Sarebbero senza lavoro e stop.
E niente ci sarebbe da fare per gli altri 700 lavoratori circa (secondo una stima dei sindacati) dell’indotto legato a Volare, i cui posti potrebbero essere messi a serio rischio dal crollo della compagnia. Ma di chi è la colpa di una situazione così grave, emersa improvvisamente in una azienda che sembra tra le più in salute del pur disastrato settore aereo?
«La responsabilità è senza dubbio di chi ha gestito in questi anni la società, degli azionisti che hanno minimizzato fino all’ultimo la situazione – ha commentato Franco Fedele, Segretario della Filt – Cgil Lombardia (Nella foto) – Solo questa mattina si è capito in modo inquietante quanto sia difficile il recupero di una situazione come questa. Qui, se non si ricapitalizza, banalmente c’è la chiusura».
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