«Ho rotto una costola a Pinocchio»
Intervista a Max Cavallari dei Fichi d'India, il Gatto nel film diretto da Roberto Benigni
Non è una bugia di quelle che fanno allungare il naso a dismisura e non era previsto nemmeno dal copione. Sta di fatto che durante le riprese del film Max Cavallari dei Fichi d’India, il Gatto nel Pinocchio di Roberto Benigni, ha rotto una costola al celebre attore toscano.
Che cosa le ha detto Benigni?
«Ha iniziato a correre cantando: "Il gatto mi ha rotto una costola, il gatto mi ha rotto una costola"»
Non si è arrabbiato?
«Macché, è stato un piccolo incidente mentre giravamo. Era molto dimagrito per interpretare la parte».
(nella foto: I Fichi d’India, a sinistra Max Cavallari)
Che impressione le ha fatto?
«Benigni non è solo un attore fantastico, è una persona di un’umanità straordinaria. La mattina sul set stringeva la mano a tutti, era di una dolcezza infinita. Quando c’erano le pause correva subito ad abbracciare la moglie, Nicoletta Braschi, un rapporto di un amore intenso».
Perché ha scelto i Fichi d’India per interpretare il Gatto e la Volpe, al di là del fatto che siete una coppia artistica?
«Quando ci ha convocato nel suo studio a Roma, noi pensavamo di essere vittime di "Scherzi a parte". Lui ha detto che ci aveva notati nel dopo festival di Sanremo, in una situazione un po’ di imbarazzo con Teo Teocoli, che conduceva, e noi che facevamo delle facce buffe, da clown, per superare quel momento. Gli sono piaciute e lo hanno fatto ridere. Comunque per quella parte ha visionato quasi cinquecento persone».
Se lei avesse potuto scegliere un altro ruolo, quale avrebbe scelto?
«Io sono un gatto, mi sento gatto. A casa faccio la pipì nella cassettina con la sabbia e soffio quando mi arrabbio. E’ un fatto espressivo, i gatti sono teneri ma sanno tirar fuori le unghie al momento giusto»
E la Volpe?
«Più furbetta, meno tontolona».
C’è una scena del film che l’ha commossa più di altre?
«Sì, quando Pinocchio piange sulla tomba della Fatina»
Nelle pause di lavorazione di cosa parlavate con Benigni?
«Lo ascoltavamo mentre nella sua roulotte ci raccontava la vita di Charlie Chaplin, di Buster Keaton. Era un piacere sentirlo, come quando si passeggiava nel bosco e declamava Dante. Un uomo di grande cultura. Mi colpiva anche il suo modo di tenere il copione, lo accarezzava quasi fosse un bambino, con delicatezza».
Ha mai letto a sua figlia la favola di Pinocchio?
«No. Lei è cresciuta con i Pokemon e tutti quei mostriciattoli che vanno di moda oggi. Sono contento che andrà a vederlo».
Verrà con lei?
«No, io alla prima sarò ospite a Melzo, lei invece andrà con la mamma».
Un aggettivo per definire questo film?
«Felliniano».
Il Gatto e la Volpe sono per definizione in società, come sta andando tra voi?
«La coppia è più salda che mai. Questa prova ci ha fatto bene anche se il cinema non è la nostra dimensione, perché io e Bruno Arena siamo sì animali, ma da palcoscenico. Stiamo girando un film in Egitto che uscirà a Natale, con Boldi e De Sica».
Un bilancio di questa esperienza?
«Direi che i Fichi d’India sono ormai maturi».
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