A Malpensafiere la prova d’orgoglio del tessile varesino
Affollatissimo il convegno che ha fatto il punto nel settore del tessile. Con molta preoccupazione e altrettanta grinta
Non è bastata la pur ampia sala Caproni del Centro Malpensafiere a contenere tutte le persone intervenute malgrado l’assenza di Silvio Berlusconi (che ha mandato uno scritto di congratulazioni) e di Roberto Maroni (fermato all’ultimo momento da impegni in via Bellerio). Il grande numero di persone e la mancanza di Istituzioni nazionali presenti – quelle locali invece, dal presidente della Provincia Reguzzoni al presidente della Regione Formigoni, c’erano tutte – sono stati i due elementi caratteristici del convegno «Globalizzazione sostenibile: una risposta per il tessile e abbigliamento italiano», organizzato dalla Camera di Comemercio varesina e dalla Provincia di Varese, nell’ambito del Salone del Tessile.
Due elementi che la dicono lunga da una parte su quanto sia drammaticamente sentito dagli imprenditori il desiderio di condivisione di una difficoltà e la ricerca di un’”altra via” ad una concorrenza – come quella tessile – che si alimenta della mancanza di regole. E dall’altra su quanto imbarazzante sia per le istituzioni venire a capo di una questione – come quella della difesa del tessile – che si preannuncia complessa e non necessariamente condivisa da tutti, specie in sede UE.
Ma è proprio dalla UE che gli imprenditori tessili – con le 20 camere di commercio che hanno già dato adesione all’associazione a sostegno del settore – chiedono risposte, in particolare quella legge sulla tracciabilità del prodotto che consentirebbe di sostenere la concorrenza se non dal lato dei prezzi, dal lato della qualità a cui il tessile italiano è indissolubilmente legato.
«Per questo dovremmo essere capaci di fare lobby. – ha precisato Marco Reguzzoni nel suo intervento – Con l’aeronautica ci siamo riusciti, anche se bisogna ammettere che in quel settore il numero di interlocutori è minore, lavorare insieme è più semplice. Il tessile nella nostra provincia comprende 2700 aziende, la sfida è più difficle, ma ce la dobbiamo fare, perché questo settore è troppo importante per il territorio»
La soluzione proposta? Spingere per un’etichetta di origine obbligatoria: una richiesta che il settore spinge da tempo, e che nel convegno è diventata una vera e propria petizione, promossa e sottoscritta congiuntamente da imprenditori (SMI, ATI e Tessilvari) e sindacati (Femca Cisl, Fltea Cgil e Uilta Uil). Una petizione voluta da associazioni e sindacati a sostegno del settore tessile e abbigliamento, “per un commercio trasparente equo e sostenibile”.
Che va però anche di pari passo con la creazione di una lobby a sostegno del tessile, a cui fino ad ora si sono aggregate 20 camere di commercio in tutta Italia affinchè «la globalizzazione sostenibile rappresenti un processo di crescita e di opportunità per l’intero universo economico» come ha sottolineato il presidente della Camera di commercio varesina Angelo Belloli, capofila dell’associazione.
Un’unione per arrivare più efficacemente ad un pbiettivo difficile, in nome di un settore che ha reso la Lombardia famosa nel mondo e che ha ancora molto da fare: «Questo è il momento storico più importante per unire le forze e fare azioni coordinate e congiunte che abbiano la maggiore efficacia possibile – ha detto Roberto Formigoni a conclusione del partecipatissimo convegno – La Lombardia in questo settore è ancora un cavallo di razza, noto in tutto il mondo, che però deve avere tutti gli strumenti per competere con correttezza e ad armi pari, ma senza preclusioni. Voglio ricordare che la Lombardia ha fatto delle azioni in Cina prima ancora dell’intero sistema paese e della UE, e siamo stati anche i primi a portare in Cina, sul tavolo delle istituzioni, la questione del rispetto dei marchi e dei brevetti. Perché questa battaglia non si vince solo con una doverosa forma di protezione del commercio, ma anche con un sistema di allenze».
L’analisi: "Prodotto tessile, questo sconosciuto"
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