Arbasino, un ripassino?
Il tempo delle anguille
Gironzolando per le vie quiete di Cazzago Brabbia, tra i pochi luoghi dove il silenzio è spesso compagno di strada, ci si imbatte nella “Trattoria della Rosa”, fino a qualche mese fa regno di bianchini spruzzati e qualche briscola chiamata. Facciata ripulita e insegna originale rimessa a nuovo, temiamo il solito restyling finto antico, con le povere cose di una volta messe lì a fare colore, come i palloncini sull’abete di Natale. Ma gli architetti, questa volta, hanno avuto pietà: pochi faretti, niente spatolato veneziano, camino acceso, tavoli ben tarlati e il viso simpatico di Luca, gestore e animatore della trattoria assieme a Francesca e allo chef Roberto. Illustra con emozione le fotografie alle pareti, un lago alla Meazza che non c’è più, bianconero potente di vecchi pescatori carichi di anguille che lui, nemmeno trentenne, non ha visto mai. Cucina tradizionale e degustazione di vini, entusiasmo e voglia di fare, la speranza di farsi conoscere da giovani e turisti di passo. E i vecchi cazzaghesi? Arrivano, alla spicciolata, un po’ sospettosi: il bianchino, con quattro chiacchiere e un sorriso, al banco si serve ancora…
Il cantastorie si racconta
Hai qualche nozione musicale e sai suonicchiare uno strumento? E’ sufficiente per socchiudere le porte di un mondo arcano e fatato, quello del cantastorie. Già perché il circolo Arci Bellezza di Milano ha messo in cantiere un “Corso sperimentale di formazione al mestiere di cantastorie”, figura storica del sentire popolare, in grado di sintetizzare in pochi versi un’epoca, un avvenimento, un personaggio. Toccherà a Franco Trincale, il più importante cantastorie in circolazione, cercare eredi attraverso la sapienza della sua arte, fatta di una comunicazione spontanea e immediata, ormai patrimonio di pochi eletti. Cinque incontri, un massimo di 15 partecipanti, lezioni sul tema della ballata popolare, la costruzione di una storia in azioni e immagini e spettacolo-saggio finale con una vicenda scelta, approntata e narrata dagli allievi. Costo del corso, 50 euro. Info: ARCI Milano, 02-54178224, materazzi@arci.it
Fuga per la vittoria
Succede che il Padùla, il Gaìna e il Rodolfo, stanchi de “ciapà i bott” a San Vittur, si inventino un sistema per evadere tirando…due dadi. “Criminal mouse” è il primo gioco di società realizzato dai detenuti, funziona come il gioco dell’oca ma è assai più divertente: ognuno ha il suo bravo profilo criminale, la pena da scontare, free e criminal card da sfruttare. Alla fine, se uno è scaltro e ben preparato sulla legge Gozzini o su film e canzoni che parlano di grisbi e gattabuia, può aspirare all’evasione e capire anche come non tornare più in cella. L’idea è venuta alla redazione de “Il due”, giornale dei detenuti di San Vittore, ma sono stati gli stessi ospiti del carcere a creare domande e risposte del gioco, per insegnare ai giovani a non finire in manette attraverso la descrizione della vita carceraria. Editore di “Criminal mouse” è “Terre di mezzo”, giornale di strada, da tempo in sinergia con la direzione di San Vittore. Da metà marzo lo si potrà acquistare online sul sito www.ildue.it al prezzo di 20 euro. Prossima uscita “Evasopoly”, versione…liberty del mai tramontato Monopoli.
Chelli, chi era costui?
Sostiene Arbasino, neo premio Chiara alla carriera, in un’intervista al collega Inzaghi, che la letteratura italiana del secondo Ottocento sia totalmente da buttare e dopo Manzoni, Leopardi e Foscolo nessuno abbia più avuto il diritto di farsi chiamare scrittore o poeta. Dimentica, il creatore della “casalinga di Voghera”, uno scrittore come Iginio Ugo Tarchetti, scapigliato e precursore visionario di tutto il genere noir, una fine ritrattista del mondo femminile come Neera, che con lo splendido romanzo “Teresa”, del 1886, aprì una finestra di luce sulla condizione di molte donne oppresse dalla tirannia maschile. Tralasciando d’Annunzio, Verga e Capuana, Pascoli e Carducci, ricordiamo “Decadenza”, di Luigi Gualdo, altro scapigliato anche se dorée, romanzo cardine di un periodo storico e di una stagione intellettuale come quella di fine secolo, e soprattutto “L’eredità Ferramonti”, 1884, del massese Gaetano Carlo Chelli, un libro di straordinaria attualità e dalla scrittura compatta e funzionale. Non per nulla Pier Paolo Pasolini considerava Chelli “il più grande narratore dell’Ottocento dopo Verga e prima di Svevo”. Arbasino, un ripassino?
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