Ancora furti nell’aeroporto di Malpensa, arrestate 5 persone

Nuova operazione dei Carabinieri di Varese: dipendenti di una ditta di spedizioni si sarebbero appropriati di preziosi per un valore complessivo di 800 mila euro

I Carabinieri del Comando Provinciale di Varese, coordinati dall’ex Procuratore della Repubblica di Busto Arsizio Antonio Pizzi e dal pm Roberto Craveia, hanno arrestato 5 persone per furto, ricettazione, contrabbando, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Gli arresti sono stati compiuti in nottata, tutti tra Gallarate, Parabiago e Milano.
L’indagine riguarda i furti commessi all’interno dell’aeroporto di Malpensa e gli arrestati, dipendenti della Ferrari spa, che si occupa di spedizioni di preziosi, con i loro furti, anche dal caveau della società, avrebbero causato in soli due mesi un ammanco di circa 800 mila euro.
Nel corso dell’operazione sono state indagate altre 14 persone; contestualmente 23 perquisizioni sono state eseguite nelle province di Varese, Milano e Novara. Nell’operazione sono stati impegnati 150 carabinieri:
le perquisizioni hanno permesso di ritrovare circa 5.000 euro in contanti, brillanti e preziosi per circa 2.000 euro, generi alimentari (insaccati e formaggi) verosimilmente rubati, una pistola illegalmente detenuta da uno degli indagati e alcuni orologi Swatch che si ritengono proventi di furti.

Tra gli arrestati, tre sono stati tradotti in carcere: S.F., 37 anni, di Gallarate, G.V., 41 anni, di Parabiago ed M.A., 40enne milanese. Agli arresti domiciliari sono stati invece posti G.F., 43 anni, di Garbagnate Milanese, e A.C., 35enne di Parabiago. I relativi ordini di custodia cautelare sono stati firmati dal gip del Tribunale di Busto Arsizio Olimpia Bossi.
Secondo la ricostruzione effettuata dal pm Craveia, le indagini sono partite nell’ottobre scorso in seguito all’arrivo in Messico di un pacco (è il caso di dirlo) che conteneva un mattone invece dei previsti 147.000 dollari in preziosi. La Ferrari, che aveva già subito altri furti ed ammanchi (clamorosa la rapina a colpi di bazooka subita in Olanda ai danni di un furgone blindato), si è rivolta ai Carabinieri ed ha atteso, pazientemente, che le indagini svelassero l’entità dei traffici illeciti. «Dobbiamo ringraziare la Ferrari SpA» ha detto Craveia, «che ha avuto pazienza, e pur avendo le prove per incastrare rapidamente i dipendenti infedeli, ci ha dato modo e tempi di stroncare alla radice l’intera organizzazione». Le indagini, oltre ad approdare quasi subito a registrazioni filmate dei furti compiuti dai dipendenti, hanno condotto in breve tempo all’identificazione del principale ricettatore dei gioielli rubati. L’uomo si occupava di fondere subito l’oro ricavato per “riciclarlo” sul mercato illegale e di rivendere le pietre preziose ad acquirenti spesso ignari della loro provenienza illecita, e gestiva inoltre una stamperia di biglietti falsi per gli stadi di calcio.

L’errore fondamentale degli arrestati è stato quello di farsi notare con uno stile di vita incompatibile con i rispettivi stipendi. I proventi della banda venivano infatti spesi per organizzare costosi festini (da cui il nome di “operazione Champagne”) in un club privé del Legnanese i cui gestori sono stati denunciati in stato di libertà. Qui la prostituzione era di casa, con tanto di ragazze extracomunitarie e clandestine: sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina si aggiungono pertanto ai reati contestati, nel complesso, alla banda. «Non è stato semplice indagare sul locale, che aveva già ricevuto sgradite visite dalle forze dell’ordine: si erano attrezzati con telecamere anche all’esterno del locale, ma sapevamo anche questo» ha detto Craveia. Alcuni degli arrestati non disdegnavano la droga (dalla marijuana alla cocaina e all’eroina), e occasionalmente la spacciavano. Gli altri indagati dell’inchiesta sono considerati fiancheggiatori: tra l’altro, ad alcuni è anche contestato il contrabbando di sigarette.

Il Procuratore Pizzi si è detto molto soddisfatto dell’azione repressiva contro i furti a Malpensa, che sarebbero nel complesso diminuiti fino al 75% dopo le ripetute operazioni di polizia e le indagini che avevano posto l’aeroporto al centro dell’attenzione. «Basti pensare al caso FedEx: dopo l’arresto dei dipendenti infedeli, gli ammanchi si sono azzerati».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 29 Aprile 2005
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