Furti a Malpensa, cinque arresti

Nell’operazione, scattata nelle notte, indagate altre 14 persone, ed eseguite 23 perquisizioni Milano, Varese e Novara. Trafugati 800 mila euro in preziosi in soli due mesi

Trafugavano preziosi ai danni della ditta per cui operavano e, ovviamente, dei proprietari dei gioielli. Questa l’accusa che ha fatto scattare le manette, questa notte, per cinque dipendenti della Ferrari spa, azienda di spedizioni spcializzata in preziosi. Furto aggravato e continuato, ricettazione, contrabbando, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti le accuse contestate agli arrestati.

L’operazione, nella  nottata, ha portato alla cattura di 5 persone tra le province di Varese e Milano. Sono finiti in carcere S.F., 37 anni di Gallarate, G.V., 41 anni di Parabiago e M.A. 40 anni di Milano. Altre due persone, G.F., 43 anni di Garbagnate e A.C., 35 anni di Parabiago, sono invece ai domiciliari. I relativi ordini di custodia cautelare
sono stati firmati dal gip del Tribunale di Busto Arsizio Olimpia Bossi.
Nel corso dell’operazione, che
ha impiegato 150 Carabinieri sono state indagate altre 14
  persone; contestualmente sono state eseguite
23 perquisizioni tra le province di Varese, Milano e Novara.
Le perquisizioni hanno
permesso di ritrovare circa 5.000 euro in contanti, brillanti e preziosi per
circa 2.000 euro, generi alimentari (insaccati e formaggi) verosimilmente
rubati, una pistola illegalmente detenuta da uno degli indagati e alcuni orologi
Swatch che si ritengono rubati.
 

Le indagini, coordinati dall’ex Procuratore della Repubblica di Busto Arsizio Antonio Pizzi e dal pm Roberto Craveia, sono partite nello scorso ottobre e hanno riguardato un trasporto di gioielli tra Malpensa e il Messico: dopo la rotta intercontinentale, al posto dei preziosi attesi c’era un mattone. Risultato: un ammanco di 147mila euro che ha messo sul chi va là i responsabili della Ferrari. In tutto gli ammanchi, in soli due mesi, hanno raggiunto un valore di 800mila euro.  

«Dobbiamo ringraziare la
Ferrari SpA
» ha detto Craveia, «che ha avuto pazienza, e pur avendo le
prove per incastrare rapidamente i dipendenti infedeli, ci ha dato modo e tempo
di stroncare alla radice l’intera organizzazione». Le indagini, oltre ad
approdare quasi subito a registrazioni
filmate
dei furti compiuti dai dipendenti, hanno condotto in breve tempo
all’identificazione del principale ricettatore
dei gioielli rubati. L’uomo si occupava di fondere subito l’oro ricavato per “riciclarlo”
sul mercato illegale e di rivendere le pietre preziose ad acquirenti spesso
ignari della loro provenienza illecita, e gestiva inoltre una stamperia di
biglietti falsi per gli stadi di calcio.

L’operazione ha un nome, “Champagne”,
che non è casuale. Gli arrestati, secondo le indagini della procura
coordinate dal Pm Craveia, avevano iniziato a condurre una vita al di
sopra delle loro possibilità: questo è stato il loro errore fatale
.
I proventi della banda venivano infatti spesi per organizzare costosi festini in un club privé del Legnanese i cui gestori
sono stati denunciati in stato di libertà. Qui la prostituzione era di casa,
con tanto di ragazze extracomunitarie e clandestine: sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell’immigrazione
clandestina
si aggiungono pertanto ai reati contestati, nel complesso, alla
banda. «Non è stato semplice indagare sul locale, che aveva già ricevuto
sgradite visite dalle forze dell’ordine: si erano attrezzati con telecamere
anche all’esterno del locale, ma sapevamo anche questo» ha detto Craveia.
Alcuni degli arrestati non disdegnavano la droga
(dalla marijuana alla cocaina e all’eroina), e occasionalmente la spacciavano. Gli
altri indagati dell’inchiesta sono considerati fiancheggiatori: tra l’altro, ad
alcuni è anche contestato il contrabbando
di sigarette
.

Il Procuratore Pizzi (foto) si è
detto molto soddisfatto dell’azione repressiva contro i furti a Malpensa, che
sarebbero nel complesso diminuiti fino al 75%
dopo le ripetute operazioni di polizia e le indagini che avevano posto l’aeroporto
al centro dell’attenzione. «Basti pensare al caso FedEx: dopo l’arresto dei dipendenti infedeli, gli ammanchi si
sono azzerati».

 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 29 Aprile 2005
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