«Più città nel Molina, più Molina nella città»

Al via gli eventi per festeggiare i 130 anni dell'istituto. Il punto del presidente della Fondazione Carletti e del direttore generale Segrini

Varese si stringe attorno al "suo" Molina, la più nota e grande casa di accoglienza per anziani della città, che nel 2005 festeggia i 130 anni di vita. Una ricorrenza che sarà onorata con una serie di eventi che puntano a coinvolgere e ad interessare l’intera comunità varesina.

Il primo di questi appuntamenti si è svolto sabato presso l’aula magna dell’Università situata in via Dunant, dove circa 170 operatori (medici, infermieri, fisioterapisti) nel campo dell’assistenza agli anziani hanno preso parte al convegno intitolato "Geriatria oggi". «Quello in corso – ha spiegato il direttore generale del Molina, Andrea Segrini – è l’evento clou di quest’anno per quanto riguarda l’ala scientifica, dedicata agli operatori. I festeggiamenti dei 130 anni però non si limitano a sottolineare l’aspetto medico: abbiamo in programma una serie iniziative di diverso tipo, tutte volte a portare "più Molina nella città e più città nel Molina", perché ci preme sottolineare il servizio alla collettività che la nostra realtà svolge a Varese». L’iniziativa già nota e che riscuote molte aspettative è un concerto che si svolgerà al teatro Apollonio nel dicembre prossimo, sul palco un complesso d’eccezione come il Distretto 51. «Non solo – prosegue Segrini – perché il "Distretto" sarà accompagnato dai cori gospel dei Greensleaves mentre è in fase di lavorazione un compact disc prodotto da un grande maestro di musica contemporanea, ovvero Vince Tempera». Un’altra iniziativa, finora rimasta segreta, ci viene svelata dal direttore del Molina, il professor Mario Carletti: «Stiamo pensando ad un modo che aumenti l’identificazione tra città e Fondazione. Parlo di legare alcuni prodotti commerciali tipici da mettere in vendita per sostenere alcuni progetti portati avanti dal nostro istituto. Più avanti potrò essere più preciso in materia».

L’incontro con Carletti è servito anche per fare il punto sullo stato del settore dell’assistenza agli anziani a Varese e provincia. «Ritengo che la situazione sia molto positiva e credo che sia giusto far conoscere questa realtà che funziona. Il successo sta nel buon grado di coordinamento raggiunto tra i diversi soggetti (Comune, Asl, ospedali e via dicendo) che si occupano di questa realtà. Uso questo termine apposta perchè noi reputiamo gli anziani una realtà, non un problema. Certo, si può sempre migliorare, ma nel complesso è giusto essere soddisfatti». Il giudizio positivo del professore non riguarda solo la fondazione da lui presieduta: «Il Molina è un’eccellenza sia in campo medico, sia in quello dell’assistenza giornaliera. Un risultato che migliorerà ancora se la Regione manterrà la promessa di assegnarci venti letti per la "medicina intermedia", quella che interessa anziani dimessi dall’ospedale ma non ancora del tutto pronti a rientrare in famiglia. Però è bello evidenziare come le realtà di questo campo si parlino e si confrontino; un passo per volta si contribuisce a migliorare sempre più la situazione».

Il settore delle case di riposo per anziani ha purtroppo fatto registrare nel corso degli anni anche alcune pagine negative, anche nella nostra zona. Pensiamo ad esempio al caso della "Domus terapica" che diede il via alla tangentopoli varesina, ma anche alle tristi vicende (denunciate proprio da VareseNews e da Le Iene) della Columbus risalenti a pochi anni or sono. Brutture che, a detta di Carletti, non hanno mai intaccato il rapporto di fiducia tra Varese ed il Molina: «Non abbiamo mai avuto problemi di questo tipo e neppure abbiamo colto situazioni negative. In un certo senso possiamo fornire un’assicurazione in questo senso, per diversi motivi. Anzitutto le nostre porte sono sempre aperte, in modo che tutti possano vedere il nostro modo di lavorare; inoltre il radicamento della Fondazione nel tessuto cittadino ha permesso di instaurare un rapporto di fiducia reciproca che non è mai venuto meno. Infine il nostro istituto non lavora "per soldi": siamo una fondazione ed ogni euro guadagnato è reinvestito nella struttura, senza "rischi" di arricchimento da parte di nessuno». 

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Pubblicato il 09 Aprile 2005
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