Artioli: da Tradate a Bruxelles per difendere lo stile italiano

Colloquio con l'imprenditore tradatese, vicepresidente nazionale e fresco vice presidente europeo dell'associazione che raduna le imprese del settore

E’ il più importante rappresentante dell’industria calzaturiera varesina, che un tempo era territorio leader in Italia e ora conta – tra il varesotto e l’altomilanese – alcuni tra i principali rappresentanti dell’ haute couture delle scarpe italiche. E, da dieci giorni a questa parte, è pure vicepresidente Europeo dell’Associazione Calzaturieri oltre che vice presidente di ANCI, l’associazione nazionale dei Calzaturieri italiani.

Vito Artioli (Nella foto) è, dunque, nell’occhio del ciclone: come produttore di scarpe di fama mondiale e come rappresentante qualificato del settore. Artioli sarà all’assemblea ANCI che nella giornata di oggi, 9 giugno 2005, presente Luca Cordero di Montezemolo, si svolge a Milano presso la fondazione Edison. L’assemblea affronterà tra l’altro l"Emergenza cinese" che ha coinvolto così pesantemente – stando ai dati appena diffusi, che vedono spaventosi incrementi delle importazioni cinesi in Europa, nell’ordine del 600 per cento – l’industria della calzatura europea.

«Il principale tema di oggi sarà ovviamente quello dei nostri gravi problemi con la Cina, che sta facendo dumping sociale e ambientale – conferma Artioli –  loro non pagano nessun onere sociale agli operai, li fanno lavorare sempre, li tengono in fabbriche lager, le loro fabbriche non hanno alcun rispetto per l’ambiente. In  condizioni di lavoro così,  è banale che siano in grado di produrre scarpe infinitamente più economiche». 

Per questo Artioli, con la delegazione di rappresentanti europei del settore sarà il prossimo 15 giugno a Bruxelles, dal commissario europeo al Commercio Peter Mandelson. «Io dico sì alla concorrenza leale: non è la prima volta che capita, fa parte del gioco, e  fino ad ora ce l’abbiamo sempre fatta. Non per niente la maggioranza della produzione europea proviene ancora dall’Italia, che continua a mantenere le sue posizioni da leader. Ma di questo passo, con questo tipo di concorrenza senza norme, sarà difficile andare avanti». 

Costi di una bassezza irraggiungibile, copie in grandi quantità del design occidentale: così la Cina ha travolto in soli quattro mesi il mercato europeo. Ma per la fabbrica Artioli, che produce solo scarpe di lusso, probabilmente non è questo il problema… «In effetti, io ne sono toccato solo tangenzialmente: se fossero capaci di copiarmi anche la qualità sarebbe davvero difficile vivere, ma sono ancora ben lungi dal farlo. Comunque di ditte che mi copiano ce ne sono diverse: sono produzioni cinesi o vietnamite,  mi copiano il marchio, lo stile e il modello. Per certi versi è persino un merito: se ti copiano è perché sei un vincente, perché le tue produzioni sono novità che anticipano una tendenza. Ma in questo caso è il Vito Artioli stilista il vincente: un po’ meno lo è l’industria, che di queste cose a volte ne soffre».

Il distretto calzaturiero di Varese, una volta famoso in tutta Italia grazie ai grandi marchi del dopoguerra – il Calzaturificio di Varese, e quello di Tradate sopra a tutti – è ora fatto di piccoli calzaturifici di lusso, il cui rappresentante principale è proprio Vito Artioli, che ha sede a Tradate, poi Figini e alcuni altri soprattutto nella zona di Busto Arsizio. La Artioli conta circa 50 lavoratori: poco più grande è la fratelli Rossetti, che sta a Parabiago nell’Altomilanese. Questo è ciò che resta di un settore industriale che ha reso questo territorio famoso nel mondo. «Ci sono altre aziende nelle Marche, ma le industrie più grandi sono nel Veneto: come la Lotto e altre: quelle producono davvero le grandi quantità».

E il marchio DiVarese, quello che ancora ora campeggia in una delle catene di negozi di Calzature più diffuse in Italia?
«L’industria è stata venduta ad un agente di cambio molto tempo fa, poi rivenduta da questi alla Benetton. Come ben sanno i varesini, quell’industria a Varese non c’è più. Da molto tempo»

 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 09 Giugno 2005
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