Sempre più difficile muoversi in auto, anche a Varese
Aci ed Eurispes pubblicano i risultati di un'indagine condotta a livello nazionale. Mobilità bocciata in Italia e Varese non brilla
La mobilità in Italia? Bocciata nel suo complesso. Questo il risultato complessivo emerso da un’indagine condotta da Aci in collaborazione con Eurispes su una serie di fattori legati alla mobilità in automobile e con i mezzi pubblici nelle 103 province italiane. I risultati emersi a livello nazionale dimostrano che l’italiano medio usa l’auto per andare a lavorare preferendola all’autobus soprattutto in provincia anche se ci impiega notevolmente di più. Bassissime le percentuali di coloro che usano car-pooling o car-sharing per diminuire il numero delle auto circolanti soprattutto nelle ore di punta. Più della metà degli italiani si lamenta del servizio pubblico di trasporto. L’indice generale di mobilità nelle province in Italia fotografa impietoso una nazione a tre velocità. Bene il centro-Italia (Siena, Massa, Terni, Perugia) e alcune situazioni nel nord-ovest con Aosta, Torino e Mantova in testa. Male la mobilità nei grandi centri urbani con Roma che ha il record di auto circolanti e Milano e Napoli che non brillano in sicurezza, malissimo in molte provincie del sud Italia con Foggia e Caserta a fare da fanalino di coda in molte categorie.
Ma Varese? Non brilla. Si piazza al 43esimo posto nella graduatoria nazionale per indice di mobilità, sesta a livello regionale. Nella speciale classifica che indica parco veicolare e viabilità provinciale scende al 62esimo posto nella zona rossa scavalcata in regione da quasi tutte le province lombarde. Il miglior risultato Varese lo mette a segno nella categoria "qualità ambientale e sicurezza stradale", grazie ai numerosi polmoni verdi di cui dispone, con un 30esimo posto comunque non soddisfacente in quanto risulta sempre sesta a livello regionale. Nella classifica del trasporto pubblico la provincia dei laghi di attesta al 34esimo posto migliorando la sua posizione a livello regionale e risalendo al quinto. C’è dunque molto da fare, soprattutto nell’adeguamento della rete stradale, per arrivare ad uno standard di qualità europeo anche se i risultati non scendono sotto la media nazionale
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