«Ho solo seguito il mio sogno, le mie passioni»
Intervista con Simona Aztori, la danzatrice e pittrice di Gerenzano nata senza braccia che questa sera si esibisce al Teatro Giuditta Pasta
La voce di Simona Atzori ride e trasmette gentilezza, disponibilità, voglia di comunicare. Mancano pochi minuti all’inizio delle prove per lo spettacolo di questa sera al Teatro Giuditta Pasta, ma con grande disponibilità trova il tempo per rispondere alle nostre domande.
Simona hai danzato in tante grandi città, per il Giubileo del 2000 e l’anno scorso in Mondovisione per l’apertura delle Paraolimpiadi. Che emozione ti dà il pensiero di danzare questa sera a Saronno, praticamente a casa tua?
«È una bella sensazione, anche se mi sembra strano essere adesso a casa mia e danzare questa sera. Di solito gli spettacoli sono sempre lontani da casa, prima dello spettacolo sono sempre in albergo, e così oggi mi sembra quasi una festa. Sono molto felice, anche perché tanti amici che non mi hanno mai vista danzare questa sera ci saranno e questo mi emoziona molto».
I biglietti sono tutti esauriti, in molti non potranno entrare…
«Vuol dire che ho tanti amici! Scrivilo, così mi invitano ancora al Giuditta Pasta e accontentiamo chi non ha trovato i biglietti»!
Quale momento della tua carriera ricordi con maggiore intensità?
«Le emozioni sono sempre grandi, ogni volta è diverso. Le più forti senza dubbio sono quelle che ho provato danzando per il Giubileo e l’anno scorso per l’apertura delle Paraolimpiadi a Torino, il sogno che non avrei mai pensato di poter realizzare, anzi che non avrei mai nemmeno osato sognare».
Tu parli spesso di emozioni, di voglia di comunicare, molti invece parlando di te usano la parola "coraggio". Quanto ha contato il coraggio nella tua vita e nella tua attività artistica?
«Io non uso mai la parola coraggio, perché per me quello che faccio è normale, così come per ogni persona è normale fare il lavoro che fa, inseguire le sue passioni. Io ho solo seguito il mio sogno e la mia passione e credo che per tutti il vero coraggio sia proprio questo, seguire i propri sogni e realizzarli».
Tu dividi la tua vita tra danza e pittura o una delle due espressioni artistiche prevale?
«No, cerco sempre di dividermi tra queste mie due grandi passioni. Certo in alcuni momenti come ora sono più impegnata a danzare, in altri a dipingere, come quando devo preparare una mostra o ho un periodo di riposo, ma continuo a portare avanti le due cose insieme. Anche se quando mi si offre la possibilità di danzare non ho esitazioni, perché in fondo, mi dico, dipingere potrò farlo anche a 100 anni».
Credi che la danza abbia contribuito a far superare i pregiudizi o le barriere nei confronti della tua condizione fisica?
«Non saprei. Di certo so che devo tantissimo a mia mamma che ha fatto le battaglie più grandi. Quando a sei anni ho voluto iscrivermi a danza classica a chi le consigliava di farmi fare qualche altra attività più "adatta", lei ha sempre risposto «Mia figlia vuole danzare, non vuole fare qualche altra attività. E se vuole danzare danzerà". Forse però qualcosa sta cambiando. Proprio ieri stavo seguendo "Amici" in tv ed è nata una discussione sulla perfezione fisica relativamente a un passaggio tecnico. C’era Platinette che ha chiuso la discussione proprio parlando di me: "C’ una bravissima ballerina senza braccia – ha detto – e questo non toglie niente alla sua bravura". Proprio questo è importante per me, la mia battaglia più grande è arrivare a far sì che le persone vedano la mia arte come arte, a prescindere dagli strumenti con cui è fatta. Se un quadro è bello che importanza ha se è stato dipinto con il piede o con la mano»?
La tua prossima meta?
«Continuare a fare quello che sto facendo con questa voglia e disponibilità. Non voglio che diventi una cosa "da fare", un lavoro. Danzo per il piacere di trasmettere e di ricevere emozioni. E’ un calore grande che sento, una cosa bella che mi dà tantissimo; senza questo la mia danza non avrebbe senso».
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