Tosi: “Varese e il Nord devono contare di più”

Intervista al segretario dei Ds sulle ragioni della pesante sconfitta elettorale e sulle prospettive per la sinistra e il partito democratico

È a Roma che si discuterà e rifletterà sui risultati elettorali delle amministrative del 27 e 28 maggio. Il segretario dei Ds Stefano Tosi è in viaggio in treno per portare una voce di Nord che sembra non far dormire più notti tranquille al Centrosinistra e con questo il Governo.
«Porre una questione federalista non significa fare il verso alla Lega, ma far capire che ogni territorio va valorizzato per quello che è. Allora porremmo con forza l’esigenza che l’assemblea costituente del Partito democratico nasca anche rispettando i principi territoriali».
In soldoni questo significa che la provincia di Varese, con i suoi oltre 800mila abitanti, un’economia trainante per tutta la nazione, centri di eccellenza di primo livello e via di questo passo non può esser tagliata fuori dai processi decisionali.
«Non accetto tutta questa polemica dopo il risultato elettorale. È ingeneroso verso tutte le persone che si sono impegnate con passione mettendoci la loro faccia».
Segretario però queste elezioni sono andate proprio male. Il divario tra i due poli è per voi drammatico. Come si fa a nasconderlo?
«Certo, ma la ragione non va ricercata nell’assenza della passione o di un progetto. Noi avevamo un buon candidato e un buon programma. Crediamo in una Provincia che sia aperta e che superi questa immagine di un territorio chiuso. Una Provincia innovativa cha sappia affrontare i nodi dello sviluppo in modo dinamico».

Va bene, ma poi arriva un ministro (Ferrero) a chiudere la campagna elettorale e dice che la pedemontana non serve a niente…
«A volte anche i ministri, arrivando da fuori, commentano argomenti che non sono di loro competenza e questo non aiuta a fare passi avanti».

Si però intanto succede e i cittadini non capiscono a chi credere e quali sono le posizioni…
«Nella coalizione ci sono approcci diversi ed è vero che è un problema il fatto che qualcuno si caratterizza più per i no che i si, ma sulla Pedemontana la coalizione era unita e la posizione era chiara».

Intanto però decine di migliaia di vostri elettori è rimasta a casa. Perché secondo lei?
«Ci sono diverse cause. Intanto va ricordato che qui noi siamo sempre stati una minoranza. Il centrodestra unito oggi non si batte. Oltre tutto si è radicato in modo forte. Occorre riavviare un processo di consapevolezza che vada oltre, ma intanto questo è un primo dato. A questo si aggiungono alcune scelte del Governo che non solo non aiutano, ma penalizzano la nostra condizione».

A cosa si riferisce?
«A diverse cose su cui i cittadini hanno grande sensibilità. Tanto per iniziare dal numero enorme di ministri e sottosegretari. Poi una legge finanziaria che contiene diversi provvedimenti antipopolari. È vero che dobbiamo preoccuparci del risanamento, ma alcune scelte vedi la reintroduzione dei ticket sanitari potevamo evitarla. Anche perché come è finita? Che la Regione ha preso provvedimenti sembrando lei quella che difende i cittadini contro il Governo. Inoltre non si doveva esasperare la pressione fiscale. Poi ci sono altri punti vedi l’indulto e le questioni della sicurezza. Insomma ampi settori della società civile ed economica non hanno valutato bene il nostro operato».

Ma si votava per le amministrative…
«Si, ma le valutazioni sulle cose che citavo contano nel voto. Chi si è presentato a queste elezioni merita maggiore rispetto perché l’impegno di tanti candidati li ha portati a prendere le ferie per svolgere la campagna elettorale. Persone che ci hanno messo proprie energie perché ci credono e non certo per interessi».

Lei va a Roma a discutere anche di queste cose, ma come pensa che possa uscire il centrosinistra da questa situazione così pesante nel Nord?
«Intanto con una maggiore attenzione proprio a questi territori. Per questo ci batteremo con energia perché si comprenda che la base dell’assemblea costituente del nuovo partito deve esser fatta con principi federali».

E a chi vi chiede di mettervi da parte e di avviare un rinnovamento cosa dice?
«Che lo stiamo già facendo. tra poco si avvierà una fase totalmente nuova. Chiunque potrà candidarsi e battersi per costruire il Partito democratico. Faremo consultazioni ovunque e ci saranno le primarie. Partiremo tutti alla pari e tutti potranno partecipare e avere ruoli dirigenti. Certamente occorre crederci e giocarsela. È fondamentale allargarci non fare a meno di qualcuno».

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Pubblicato il 31 Maggio 2007
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