Adios, senza rimpianti
Un folto pubblico all'incontro con il giornalista Toni Capuozzo che ha presentato la sua ultima opera alla libreria Pontiggia
Succede a volte di voler chiudere una parentesi della vita per poter tracciare un bilancio di quella che è stata la propria esperienza, Tony Capuozzo decide di farlo con “ADIOS” il suo ultimo libro edito da Mondadori che l’autore ha presentato sabato 29 settembre alla libreria Pontiggia di Varese.
L’autore, rispondendo alle domande del giornalista Mauro Della Porta Raffo, dichiara che il suo è un libro autobiografico scritto per se stesso e senza pretesa di insegnare a nessuno e che però può aiutare a riflettere molti della sua generazione, e non solo, su quello che ha rappresentato un’ epoca storica.
“Adios” racconta l’esperienza dell’autore a cominciare dal suo viaggio in America Latina sul finire degli anni ’70 dove entra in contatto con le realtà che caratterizzavano il paese: dalla rivoluzione dei sandinsti in Nicaragua, alla Cuba di Castro passando per il Salvador, teatro dell’assassinio dell’arcivescovo Romero e raccontando le storie del Che, di Borges, di Fitzcarraldo e di altri personaggi che rappresentavano i sogni e le speranze di una generazione che l’autore ha deciso di lasciarsi alle spalle.
Durante l’incontro Capuozzo racconta alcune tappe della sua esperienza di reporter e ricorda: “Nei Balcani io e molti altri giornalisti abbiamo perso la speranza che il giornalismo potesse cambiare il mondo e per redimere noi stessi aiutavamo fisicamente la popolazione”. Sappiamo da una commovente intervista andata in onda su La7 che questa affermazione ha per Capuozzo un significato particolare, egli ha infatti adottato ai tempi della Sarajevo occupata un bimbo di soli 7 mesi che aveva perso la gamba durante la guerra.
Dal folto pubblico accorso in libreria per seguire l’incontro arrivano anche le prime domande: una signora chiede all’autore cosa ne pensa delle molte persone che, vissute l’epoca del ’68, rimangono oggi come allora legate alla stessa ideologia e allo stesso modo di pensare.
Capuozzo consiglia di “diffidare di coloro che a sessant’anni mantengono le stesse idee di quando ne avevano 20” e che “a volte ci vuole un po’ di umiltà, è troppo comodo restare legato sempre allo stesso pensiero senza mai mettersi in discussione”. Unica eccezione, pur rifiutando il paragone e dichiarandosi non credente, è per Capuozzo “chi riesce ad aggrapparsi per tutta la vita ad un sentimento saldo come può essere la fede”.
L’incontro si chiude con una riflessione sulla società odierna partendo dalla televisione che Capuozzo considera “schifosa ma che in fondo ci dà l’idea del mondo in cui viviamo, è in qualche modo lo specchio del paese” “è un elettrodomestico a cui non possiamo chiedere di fare quello che non fa più la famiglia, la scuola, le sezioni di partito o la parrocchia” e che “molte istituzioni hanno smesso di rappresentare quello che dovrebbero rappresentare”.
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