Il protezionismo non fa bene nè a Malpensa nè al Paese
Il presidente di Sea Giuseppe Bonomi in un articolo sul Sole24ore esprime grossi dubbi sul piano Fenice e sulle strategie di Cai
Il presidente di Sea Giuseppe Bonomi (nella foto a sinistra), nel giorno del decimo compleanno di Malpensa, in un articolo sul Sole24ore (pag. 15) , fa un’analisi dettagliata della situazione e soprattutto delle conseguenze che il piano Fenice avrà sull’hub della brughiera e sull’intero sistema Paese.
Bonomi infatti sottolinea che «Sea , dopo il piano di De-hubbing, o piano di sopravvivenza di Alitalia, ha intrapreso un profondo percorso di ristrutturazione e rilancio. In altre parole Sea ha disgiunto i destini di Malpensa da quelli di Alitalia. Oggi il piano Fenice ci chiede il contrario».
Il presidente di Sea chiede che il Governo incrementi con decisione l’accessibilità diretta di lungo raggio del Paese attraverso una reale liberalizzazione dei diritti di traffico, abbandonando le politiche protezionistiche che servivano a sostenere il mercato della compagnia di bandiera. Bonomi definisce il piano Fenice un progetto industriale generato «in vitro» e pertanto difficilmente implementabile e attuabile. Non meno importante il destino di Linate, che secondo Cai dovrebbe subire una forte limitazione alla sola tratta Milano-Roma. Però Bonomi sottolinea come a questa richiesta di limitare Linate (che è condivisibile) non c’è da parte di Cai un incremento su Malpensa delle destinazioni a medio e lungo raggio e del numero delle movimentazioni di aerei (allora perché limitare Linate se il beneficiario non sarà Malpensa?). Inoltre, la nuova compagnia di bandiera chiede a Malpensa una riduzione della presenza delle compagnie low cost , condizione che Bonomi critica per due motivi: primo perché non in linea con le richieste di mercato; secondo perché penalizza la mobilità dei cittadini.
Bonomi chiude il suo articolo con una riflessione importante: se il Paese vuole avere un piano strategico per quanto riguarda il sistema aeroportuale e il trasporto aereo dovrà abbandonare definitivamente tutte le forme di protezione che lo hanno penalizzato. Questa, secondo il presidente di Sea, la vera esigenza del Paese, rispetto al salvataggio di Alitalia.
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