Palestina e Futuro
Intervento dello storico israeliano Ilan Pappe
Se non si tiene conto della storia, dell’ideologia e della giustizia della Palestina in generale e di Gaza in particolare non solo non si riesce a comprendere perché è in corso un massacro di quella gente ma non si riusciranno in futuro a prevenire vicende simili. Bisogna spiegare la storia della Palestina e vedere i collegamenti fra i bombardamenti e l’attacco all’esistenza del suo popolo già nel 1948 e i massacri dei giorni scorsi. Sono il frutto della medesima strategia, solo le armi sono diventate più moderne e letali. Sessant’anni fa parte dei palestinesi è fuggita dai massacri perpetrati dall’esercito israeliano che aveva l’intento di allontanare quella popolazione dalle proprie terre. Oggi gli abitanti della Striscia di Gaza stanno come in un enorme villaggio chiuso su se stesso, la gente se arrivano le bombe non sa dove andare e si combatte una impari lotta per la sopravvivenza. Ci sono altre analogie fra i due periodi: nel ’48 i palestinesi non erano organizzati in esercito e non avrebbero neanche potuto prevedere ciò che gli sarebbe accaduto, anche oggi il popolo ha solo subìto bombardamenti visto che Israele ammette la guerra come evento della propria politica.
C’è anche un simile complotto del silenzio da parte della Comunità internazionale, naturalmente ancor meno accettabile oggi di quanto non lo fosse all’epoca, visto che allora non c’erano le immagini televisive. Quel che avvenne nel ’48 seguiva di soli tre anni la tragedia dell’Olocausto vissuta dal popolo ebraico in Europa e questo rendeva ancor più incomprensibile la vicenda. L’attacco ai palestinesi non s’è fermato lì. Ci sono state altre guerre e dal ’67 l’elite politica e militare israeliana, occupando un altro 20% della Palestina storica, ha proseguito il piano di espropriazione. Israele ha anche cercato di nascondere questa decisione strategica inventando perfino un “processo di pace” per mascherare un controllo dei territori con tutti i mezzi possibili. Ha provato a nascondere il fatto che nei successivi quarant’anni non ha saputo offrire una soluzione ai milioni di palestinesi che vivono nelle zone occupate. Col passare degli anni la strategia è diventata chiara: mantenere un controllo diretto e indiretto sui territori e far sì che il popolo in quei territori attraverso una condizione di permanente prigionia. Se quella gente si comporta bene e non oppone resistenza allora potrà godere d’una prigione all’aperto – prigione che potrà anche essere definita lo Stato palestinese – chi resiste viene sottoposo a un regime di massima sicurezza con punizioni collettive, pulizia etnica, uccisioni e annientamento”.
“Passiamo all’ideologia. Se mettiamo in relazione l’ideologia e il tipo di crimini che vengono commessi a Gaza non solo riusciremo a spiegare perché gli israeliani li compiono ma saremo anche in grado di prevedere anche i loro prossimi passi genocidari. L’ideologia è un fenomeno dinamico nella storia, inizia sulla base di un’idea precisa poi si modifica in base alle mutate circostanze. L’iniziale idea del sionismo, la voglia d’un proprio Stato e la conseguente sicurezza hanno subìto un’evoluzione quando il progetto sionista s’è trasformato in progetto coloniale ed è diventato un’ideologia razzista che rende disumani i palestinesi come singoli e come collettività. Questo in base al profondo convincimento, fulcro del movimento sionista: fintanto che ci sono palestinesi in quella che era
Parliamo anche della giustizia. Come possiamo modificare una realtà in cui storia e ideologia segnano un movimento politico e ideologico che nel
La storia c’insegna che quando si vogliono operare cambiamenti dall’interno servono tempi lunghissimi e, visto il ritmo della devastazione che ha colpito
Questa può diventare la strada da opporre alla linea violenta e guerrafondaia dei politici israeliani. Non sono ingenuo, so che Europa e Stati Uniti non sono pronti ad adottare questo modello, preferiscono quelli del ’48, del ’67 e l’ultimo mostrato a Gaza. Una delle cose più spaventose che si è verificata è che palestinesi, europei, americani mossi da buone intenzioni hanno contribuito al successo della propaganda e della mitologia avanzate dall’esercito israeliano. Avendo adottato dagli Accordi di Oslo il modello della soluzione basata su due Stati abbiamo contribuito alla ratifica di un Paese militarizzato e aggressivo che continuerà ad attaccare l’altro. In queste condizioni ci saranno altre guerre e altre vittime. Non mi aspetto nulla dalla politica di Obama, dobbiamo garantire quel che l’élite politica, economica e culturale dell’Occidente non è disposta a fare, dobbiamo farlo noi come società civile. Non lasceremo la storia solo agli storici, dobbiamo sempre ricordare a chi ci ascolta che dal
Ilan Pappe, storico israeliano
(Fonte: Socialpress.it)
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