Marantelli: «Basta con i polli di allevamento. Il Pd ha bisogno del popolo»
Il deputato varesino , responsabile nazionale del tesseramento del Partito democratico, interviene sulla crisi e indica la sua idea di partito
La febbre della politica è più forte di quella causata dalla bronchite. Lo sa bene Daniele Marantelli (nella foto), alle prese in questi giorni con i malanni di stagione. Nonostante la tosse insistente e la temperatura da cavallo, il deputato varesino, responsabile nazionale del tesseramento per il Pd, interviene nel dibattito sulla crisi del partito e le dimissioni del leader Walter Veltroni.
Marantelli, perché il Partito democratico è arrivato a questo punto? È fallito il progetto?
«Perché un partito non puo’ essere carente di spina dorsale. Il progetto del Pd è storicamente giusto, ma per affermarsi ha bisogno di rafforzare il proprio disegno politico, i valori e soprattutto affermare la propria combattività e autonomia. Mi sta bene discutere dei grandi temi, dal nucleare alla ecosostenibilità, ma dopo aver discusso si decide».
Sono aspetti che invece la Pdl valorizza, visti i risultati?
«Le faccio un esempio. Guardi l’atteggiamento della destra sugli stupri. Di colpo gli stupri sembrano un’emergenza e guarda caso proprio nel momento in cui stanno varando il decreto sicurezza. Forse che gli stupri prima non esistevano?»
Quindi, dove ha sbagliato il Pd?
«Con la nascita del Pd non è scomparso il conflitto. Su alcuni temi occorre combattività e unità di squadra. L’Italia ha bisogno di una forza di centrosinistra che rassicuri la maggioranza dei cittadini ma che sia anche in grado di cambiare questo Paese. Se guardo all’ultima sconfitta in Sardegna non mi colpisce il dato del centrodestra ma mi colpisce quel 34 % che non è andato a votare. È lì che noi abbiamo perso».
Si discute della successione a Veltroni, per il momento c’è Franceschini, ma ci sono vari pretendenti. Chi la spunterà?
«Al congresso più che i nomi, spero che vengano fuori idee nuove perché il futuro del Pd dipende dalle risposte che noi sapremo dare a questo momento drammatico per l’economia e per il popolo. Occorre rischiare con un’idea di partito che coincida con un progetto per il Paese e non con quello delle correnti».
La nomenclatura, però, non è cambiata molto in questi anni.
«Obama insegna. Il Partito democratico se vuole affermarsi deve essere un partito di popolo, autonomo, che cresca dal basso e che premi chi vale e chi lavora sui territori. Occorre dare una struttura federale a questo partito e dire basta con i polli di allevamento e con quei dirigenti che rispondono solo al loro egoismo e non mollano mai i pezzi di potere che hanno conquistato».
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