Investiti sulle strisce, da tre anni chiedono più sicurezza

Silvia Valenti e i suoi due bambini sono stati travolti da un'auto in via Pier Capponi: il Comune con una lettera nel 2007 assicurava l'impianto di un semaforo, ma poi le idee sono cambiate

Un incidente stradale, una petizione per la sicurezza e una promessa mai mantenuta da parte dell’amministrazione comunale di Gallarate. Sono questi gli ingredienti della mail arrivata alla redazione di VareseNews, firmata dalla nostra lettrice Silvia Valenti, residente nel quartiere di Sciarè. Il 22 maggio 2006 la signora in questione venne investita con i suoi due bambini, che all’epoca avevano 5 e 3 anni, sulle strisce pedonali in via Pier Capponi a Sciarè, nel tratto compreso tra la rotonda di "Cinelandia" e il ponte della Mornera, all’altezza del supermercato: «Le conseguenze, fisiche e psicologiche, perdurano ancora adesso. I semafori, nel frattempo, sono fioriti in altri luoghi d i Gallarate, forse a seguito di incidenti mortali. Noi, per fortuna, non siamo morti: il mio bambino, ora di 7 anni, ha "solo" riportato ustioni di secondo grado che si vergogna a mostrare ai compagni e io ho subito un’operazione alla spalla per la rottura di due tendini» ci scrive la lettrice, che da quel momento ha fatto partire una battaglia per avere almeno un semaforo pedonale a richiesta su quelle strisce pedonali che collegano parte del quartiere Sciarè al resto del mondo, cioè al supermercato, all’asilo nido, alla scuola materna, alla scuola primaria, alla chiesa, alla stazione FS e al centro città: «Negli ultimi due anni ho promosso una raccolta firme (nel 2006) che ho inviato al sindaco con le nostre richieste senza alcun riscontro dall’amministrazione comunale – scrive ancora Silvia Valenti -. Ho scritto (nel 2007) richiamando di nuovo l’attenzione e ho ricevuto in risposta l’assicurazione che l’impanto sarebbe stato realizzato da lì a pochi mesi, ma non ne vedo ancora l’ombra. Ho riscritto (nel 2008) senza avere alcuna risposta».
 
La risposta dell’amministrazione comunale datata 2007 porta in calce la firma del vicesindaco Paolo Caravati, il quale, a nome della giunta, riconosceva la fondatezza delle richieste della signora Valenti e le preoccupazioni in ambito alla sicurezza stradale e assicurava un pronto intervento del Comune, con il posizionamento di un impianto semaforico “a chiamata” in corrispondenza dell’attraversamento pedonale di via Pier Capponi, intervento giudicato "il più idoneo ed efficace" (foto di repertorio). Da allora (19 ottobre 2007) però qualcosa è cambiato: «Il progetto di sistemare in quell’area un semaforo a chiamata è saltato – spiega oggi Caravati -. L’iter è partito, ma abbiamo ritenuto che sarebbe stato più un danno che un beneficio, poiché avrebbe aumentato ingorghi e traffico. La linea del Comune è quella di cercare di evitare incidenti con interventi mirati, eliminando dove possibile i semafori, ampliando l’utilizzo degli autovelox mobili come in via Carlo Noè, dove si sono verificati incidenti mortali in serie con pedoni vittime della velocità e della disattenzione. Altrove abbiamo posizionato passaggi pedonali protetti con impianti semaforici a chiamata. Gallarate è una città sicura: basta fare il confronto con altre città per capire».
 
La nostra lettrice però non si arrende: «Ripartirò con un’altra raccolta firme», assicura.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 13 Marzo 2009
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