Uto Ughi profeta in patria a suon di applausi

Il maestro e i Filarmonici di Roma deliziano il pubblico spaziando dal Settecento al Novecento, da Boccherini a Piazzolla passando per Mozart e Saint-Saëns. "Italia in grave crisi culturale, i teatri rischiano di chiudere per mancanza di fondi. L'impegno di Busto sia di esempio"

Difficile descrivere l’arte di Uto Ughi dopo essere stati risvegliati bruscamente a suon di politica dall’ovattato sogno in cui il suo archetto ci aveva condotti. «Il più grande violinista al mondo», come lo ha salutato il sindaco Farioli, ha deliziato per quasi due ore il pubblico della basilica di San Giovanni ma anche le centinaia di persone affluite in San Michele e in Santa Maria per seguire su maxischermo l’interpretazione del maestro e dei Filarmonici di Roma che degnamente lo hanno accompagnato. Un omaggio, quello di Ughi, alla sua Busto, cui torna con il ricordo degli anni più verdi, che già lo videro precocissimo interprete di valore internazionale, e con la sua arte più felice. Tutto per aprire in musica le celebrazioni per i quattro secoli di una basilica che questa sera risplendeva e risuonava di un’atmosfera davvero speciale, quella delle grandi occasioni.

Galleria fotografica

Uto Ughi e la basilica 4 di 20

Una sontuosa sinfonia in re minore di Boccherini precede l’ingresso del maestro, accolto da vivi applausi. Quanto si ascolterà da qui in avanti, preceduto da opportune spiegazioni accessibili anche a chi non ha una fine cultura musicale, è un mirabile connubio in cui l‘uomo, lo strumento e l’orchestra si fondono in un tutt’uno inscindibile: il miracolo dell’armonia, su ritmi e note ora lievi e giocosi, ora meditativi e nostalgici, qua leggeri e vivaci, là solenni e maestosi. Si parte con un preludio di Gaetano Pugnani, autore settecentesco, ed è Ughi a ricordarci come il Settecento sia stato secolo di convergenza tra le più feconde espressioni artistiche tanto nel campo della composizione per violino quanto nella costruzione dello strumento, che confermò in Cremona la sua capitale d’elezione e nei suoi liutai i  "maestri d’ascia" in grado di farlo navigare negli oceani delle emozioni umane. Segue una serenata di Mozart, il Concerto in re maggiore n.7, una composizione di quelle che, premette il maestro mentre il microfono fa le bizze, si potevano ascoltare nel giardino di qualche villa patrizia, in una sorta di hit parade delle novità del tempo create da giovani e brillanti compositori. Il più precoce, il più versatile, il più celebrato fu proprio Wolfgang Amadeus Mozart, e Ughi ne rispetta lettera e spirito, nota dopo nota. 

I secoli trascorrono in minuti ed è un tardoromantico come Camille Saint-Saëns ad offrire lo spunto per numeri di virtuosismo con la sua "Introduzione e rondeau capriccioso", in bilico tra languore francese e ritmi spagnoleggianti. È già tempo di Astor Piazzolla e del suo "Oblivion", struggimento d’Argentina per l’Italia lontana e perduta degli emigranti. Resta ancora il tempo per un "diabolico" Antonio Bazzini con "La ridda dei folletti", pezzo ricco di echi di Paganini in cui pare quasi di vedere, più che sentire, il rincorrersi dei maligni e scatenati spiritelli; e prima che si debba ricorrere all’esorcismo, a riconsacrare il luogo è la Thais dell’opera novecentesca di Jules Massenet, cortigiana convertita a vita morigerata.
 
Un’omaggio alla città, una lezione di musica impartita con arte incomparabile quella di Uto Ughi, che Busto saluta come merita, con lunghi applausi a scena aperta. Il maestro non perderà l’occasione per ripetere alcuni concetti cui tiene molto. «Dovreste essere grati al sindaco che dà se stesso per la promozione della cultura, in modo che questa non sia una città che mira solo al danaro» punzecchia, «e tanto più lodevole da parte sua è aver invitato dei ragazzi in questi tempi che vedono l’Italia in grave crisi culturale». Come se non bastasse quella economica, ma i due fattori s’intrecciano inscindibili: «È anche a causa dei tagli a cultura e spettacolo: sarebbe un peccato vedere chiudere tanti teatri per mancanza di fondi nel Paese che con la Germania più di tutti ha dato alla musica. Errori ce ne sono stati nel settore dei teatri, gestioni poco trasparenti, sperperi, ma io ancora premo sui governi perchè individuino persone competenti per questi incarichi. Ne abbiamo avute in passato, oggi meno». La Busto che si impegna per la cultura «sia di esempio per il Nord» augura Uto Ughi: «Il sindaco dice che fa del suo meglio. Non ha molto seguito: auguriamoci che lo abbia in futuro».

Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

Noi della redazione di VareseNews crediamo che una buona informazione contribuisca a migliorare la vita di tutti. Ogni giorno lavoriamo cercando di stimolare curiosità e spirito critico.

Pubblicato il 25 Marzo 2009
Leggi i commenti

Galleria fotografica

Uto Ughi e la basilica 4 di 20

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.