“Ecco come si allena un talento mondiale”

Alberto Binaghi tra i dilettanti rese grande il Golf Club Varese. Ora è l'allenatore del baby-fenomeno Matteo Manassero, capace a 16 anni di battere Tiger Woods.

Alberto Binaghi è un nome noto negli ambienti del golf della nostra provincia. Origini milanesi, di classe 1964, negli anni da dilettante è stato per due lustri la punta di diamante del Golf Club Varese con i cui colori ha vinto campionati e trofei a ripetizione. Dopo aver lasciato il club di Luvinate Binaghi (foto) ha poi avuto una buona carriera nel circuito professionistico e negli ultimi anni ha iniziato a lasciare il segno anche da allenatore.
In particolare è lui ora la guida di Matteo Manassero, il 16enne veronese che si è imposto all’attenzione dei media nazionali e del golf mondiale per aver vinto l’Amateur Championship in Inghilterra, uno dei due maggiori tornei mondiali per dilettanti. Un successo già di per sé sensazionale che ha dato al talento azzurro la possibilità di partecipare al recente British Open, uno dei quattro (i cosiddetti Majors) più importanti del mondo. E anche sul campo di Turnberry Manassero ha dato spettacolo, chiudendo al 13° posto (come l’altro italiano Edoardo Molinari), vincendo la Silver Medal riservata al miglior dilettante e lasciandosi alle spalle fior di fuoriclasse a partire dal supercelebrato Tiger Woods, addirittura eliminato nel "taglio" di metà torneo.
Una escalation che ha portato Manassero sulle prime pagine dei giornali e che ha spalancato le finestre su uno sport che, almeno nel nostro Paese, non ha ancora conquistato le grandi masse popolari.
Abbiamo scelto così Binaghi – che all’Open ha assistito il proprio pupillo anche nel ruolo di caddie – per farci raccontare da vicino uno degli astri nascenti dello sport italiano.

Binaghi, quando ha iniziato a lavorare con Manassero?
«Da circa tre anni, da quando cioè Matteo è entrato a far parte del giro della squadra nazionale: si è subito capito che aveva dei numeri non comuni per un ragazzo della sua età».

Come si riconoscono queste qualità in uno sport come il golf?
«Nel modo di stare in campo. Manassero (foto da www.federgolf.it) al di fuori del green è un ragazzo come tutti gli altri, ma una volta in gioco si muove da sempre come un giocatore "vero". Sembra uno che ha alle spalle dieci anni di tornei e, vi assicuro, ciò non capita spesso».

Per giocare a quei livelli quanto conta il talento naturale e quanto il lavoro?
«Direi che sono importanti in egual misura. Con il solo talento, o con tanto allenamento si può anche pensare di primeggiare a livello nazionale, ma quando si va a giocare nei tornei esteri è necessario unire le due cose».

L’exploit di Manassero, prima all’Amateur e poi al British Open, è avvenuto in modo molto rapido. Si aspettava che potesse sbocciare così velocemente questo talento?
«Matteo aveva già vinto gare di buon livello e io avevo scommesso con lui che anche in campo internazionale sarebbe riuscito a conquistare qualche torneo. Per questo ho vinto la scommessa e lui si è dovuto tagliare i capelli. Quello però che non avevo previsto, era che vincesse il torneo più importante di tutti».

A questo punto, quali sono le difficoltà nell’allenare un giocatore di questo tipo?
«Bisogna lavorare sui punti deboli senza andare a toccare e stravolgere le qualità tecniche già acquisite. Non è facile, e oltre che sul campo studiamo il gioco anche a video, come avviene per altri sport».

Alle difficoltà "sportive" si aggiungono in questi casi anche quelle legate a un ragazzo di 16 anni travolto dalle attenzioni dei mass media e del pubblico.
«Sì, ciò può accadere ma Manassero ha la fortuna di essere un ragazzo con la testa sulle spalle. Si può anche "gasare" un po’, ma sa bene che i risultati che ha raggiunto non possono essere l’obiettivo finale ma un passaggio importante per la sua carriera. E poi starà a noi che gli stiamo attorno mantenere l’attenzione e dargli i consigli giusti».

I risultati di questo ragazzo aiuteranno il golf a diventare sport più popolare di quello che è adesso, almeno in Italia?

«Io credo di sì, per due motivi. Anzitutto Manassero è un 16enne normalissimo, che fa il liceo scientifico come tanti e che pratica uno sport con passione e dedizione come fanno altri suoi coetanei. Anche in Italia quindi si può diventare giocatori di alto livello. E poi aiuterà a far capire che imparare a giocare a golf non costa più che accostarsi ad altre discipline, come lo sci. Iscriversi a un circolo è ancora costoso, ma iniziare a destreggiarsi tra mazze e green è alla portata di molti».

Lei è nato a Varese, dal punto di vista agonistico. La rivedremo sui nostri campi?
«Spero presto, in qualità di istruttore. La mia scuola, Eagle Golf Academy, è già attiva a Luvinate con il mio collaboratore Alberto Ballarin; magari in futuro potrò essere presente in prima persona».

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Pubblicato il 23 Luglio 2009
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