Porro: «centrodestra succube di decisioni prese altrove»
Il sindaco eletto dai saronnesi attende il responso della Prefettura sulla validità o meno delle dimissioni dei consiglieri comunali e riflette su meccanismi elettorali da rivedere
Luciano Porro è un uomo che aspetta. Aspetta di sapere se potrà fare il sindaco, come democraticamente hanno deciso i saronnesi, almeno quelli che al ballottaggio non hanno votato… per il mare. Aspetta di sapere se i consiglieri comunali del centrodestra (Lega, PdL, Udc), altrettanto democraticamente eletti dai saronnesi come maggioranza, si degneranno di presenziare alla prima seduta del consiglio comunale. In caso positivo, vi saranno di fatto costretti: hanno già dato le dimissioni, ma come aveva segnalato Vito Tramacere, varie di queste dimissioni potrebbero essere nulle. Lunedì sarà la giornata decisiva: da Varese, dalla Prefettura, dovrà arrivare un sì o un no. Se le dimissioni saranno ritenute valide, l’amministrazione Porro non sarà mai esistita. Se viceversa non sarà così, bisognerà recarsi martedì sera in consiglio comunale e ricorrere ad altri strumenti per porre termine all’impasse.
«Secondo quanto abbiamo appurato, sette delle dimissioni sarebbero tecnicamente valide, le altre no» riassume il sindaco. «Certo avrebbero potuto aspettare l’insediamento per fare quanto era loro intenzione, che, per carità, in sè non è contro le regole democratiche». Insomma, ci sta. «Così però si stanno coprendo di ridicolo. Del resto siamo in una situazione determinata da una legge elettorale assurda, lo scriveva anche un politologo di chiara fama come Giovanni Sartori sul Corsera, riferendosi proprio al caso della nostra città». Una normativa in teoria mirata ad un sindaco-"monarca", ben diverso dal mediatore fra partiti della Prima Repubblica, a fronte di una cittadinanza che a distanza di due settimane vota in modo diverso mostra di avere bisogno di qualche toppa.
Al di là della situazione contingente, Porro non rinuncia alle sue critiche all’atteggiamento generale del centrodestra, quasi in un anticipo della prossima campagna elettorale, che, comunque vada, è già iniziata. «Dall’altra parte hanno sbagliato cavallo» dice riferendosi alla Renoldi, «la candidata era imposta dai vertici provinciali e regionali di partito. Gli stessi consiglieri eletti non sono autonomi, bensì succubi di decisioni prese altrove, e come è stato sbagliato candidare a forza la Renoldi, così lo è voler far dimettere subito tutti i consiglieri». Dovranno spiegare ai saronnesi, rincara Porro, perchè non si dà al sindaco il modo di governare la città almeno per qualche mese. Sarebbe in effetti una misura di buonsenso, ne sortirebbe un’amministrazione "concordata" fino al tempo utile per indire una nova tornata di voto, risparmiandosi qualche mese di commissariamento e dando se non altro legittimità al voto dei cittadini per il sindaco. «Ma al buonsenso qui si privilegiano le scelte partitiche: forse hanno paura di vedere dimostrato che si può governare in un certo modo Saronno, e la sconfitta brucia ancora. Parliamoci chiaro: come si è visto, già sotto l’amministrazione Gilli le beghe interne del centrodestra si sprecavano, ostacolando l’amministrazione».
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