La Lega va al mercato e fonda un sindacato
Battesimo per la federazione degli ambulanti padani (Fedap) che ha già 70 aderenti in provincia
E’ nato il sindacato padano degli ambulanti, si chiama Fedap (federazione ambulanti padani) e ha già 70 aderenti in provincia di Varese. Presidente è Giuseppe Vita, commerciante di pane, vicepresidente è Marco Colombo, del noto salumificio. Il gruppo si propone di lottare contro l’abusivismo, e per il ripristino di una concorrenza leale all’interno dei mercati. Secondo il presidente Giuseppe Vita, è fondamentale attivare una serie di controlli, per valutare se tutti gli ambulanti facciano il “Documento unificato di regolarità contributiva”. Tutti, in genere, hanno la licenza, ma se non trasmettono alla camera di commercio e all’Inps i dati, c’è il rischio che portino personale in nero, e che in questo modo abbattano i costi di gestione, facendo in ultima analisi concorrenza sleale.
Il Durc è stato introdotto dal parlamento, conuna legge voluta dalla Lega Nord (numero 102 del 3 agosto 2009). Il Fedap chiede, adesso, a tutti i comuni di aprire un tavolo di confronto per sollecitare i controlli. L’associazione degli ambulanti leghisti è aperta anche a chi non abbia tessera, e non ha finalità esclusivamente politiche. Secondo il Fedap, in Italia il 60% degli ambulanti non è regolare. E tra questi una buona parte sono commercianti stranieri. “Ben vengano se rispettano le regole e se danno prodotti buoni – dichiarano i promotori – ma se fanno concorrenza sleale, con prodotti scadenti ed evasione fiscale e contributiva, allora no”.
Il Durc è stato introdotto dal parlamento, conuna legge voluta dalla Lega Nord (numero 102 del 3 agosto 2009). Il Fedap chiede, adesso, a tutti i comuni di aprire un tavolo di confronto per sollecitare i controlli. L’associazione degli ambulanti leghisti è aperta anche a chi non abbia tessera, e non ha finalità esclusivamente politiche. Secondo il Fedap, in Italia il 60% degli ambulanti non è regolare. E tra questi una buona parte sono commercianti stranieri. “Ben vengano se rispettano le regole e se danno prodotti buoni – dichiarano i promotori – ma se fanno concorrenza sleale, con prodotti scadenti ed evasione fiscale e contributiva, allora no”.
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