Storia di una tradizione
La festa dell'Uva risale a quando, nei primi novecento, a Caidate la principale risorsa agricola erano le viti. La storia
Non è una invenzione recente quella della festa dell’Uva a Caidate, ma una tradizione riscoperta: la Festa dell’Uva è stata per molti anni, infatti, una grande festa tradizionale di Caidate.
La prima edizione è del 1935, per iniziativa di Giacomo Montalbetti, allora cassiere della Camera di Commercio di Milano: e la festa è continuata ininterrottamente fino agli anni sessanta, cioè finche i Caidatesi non abbandonarono l’agricoltura per dedicarsi ad altre attività.
Prima di allora, la coltivazione della vite era una dominante nel territorio e una tradizione antica: tanto che secondo una ipotesi etimologica il toponimo Caidate deriverebbe proprio da ca’ vidate, cioè “case ornate dalle viti”. Negli anni trenta del secolo scorso la produzione di uva e vino erano, comunque, la principale attività di molte famiglie e il paese era tutto a vigneto. 63 ettari circa erano piantati a viti con i vitigni più tipici: “guarnassa" (vernaccia), borgogna, gialdona, a bolla bianca; barbera, lambrusco, americana, “rusera" e cabernet americano, a bolla rossa.
A fine settembre il tempo della vendemmia era una vera festa per l’intero paese: e una volta ultimata si regalava a parenti ed amici un “rosc“, realizzato con tralci e grappoli di uva bianca e nera legati tra loro con i fili di salice. I mezzadri dei conti Confalonieri consegnavano la metà della produzione ai conti, che vinificavano le uve bianche e rosse nelle cantine del castello. I piccoli proprietari vinificavano in proprio le uve rosse, mentre la maggior parte di essi consegnavano le uve bianche al Circolo che fungeva da cooperativa e produceva il bianco di Caidate, venduto poi al bar e commercializzato non solo in Lombardia, ma anche in altre regioni: lo si poteva trovare nei migliori ristoranti di Milano, Genova, Roma e Grosseto ed era anche utilizzato come vino da messa da tutti i preti del circondario e nella Basilica del Sacro Monte.
Ai primi di ottobre si svolgeva la Festa dell’Uva, che richiamava gente da tutti i paesi limitrofi. I contadini delle diverse zone di Caidate, Cugn, Lunghiora, Camp, Sciir, Cost, vendevano l’uva anche con vendite all’incanto: un banchetto per la vendita stava davanti al Circolo, dove la sera si ballava all’aperto. I Caidatesi delle varie contrade realizzavano dei carri allegorici addobbati con l’uva raccolta, che sfilavano per le vie del paese, partendo da ciascuna contrada: Cuntro’ Fregia, Rena Vegia, Runc e Selvodig. Da allora in poi ciascuna frazione del comune di Sumirago partecipò alla festa con un carro allegorico.
La tradizione – compresa la sfilata dei carri e la vinificazione di una piccola parte delle uve – è stata ripristinata nel 2006, malgrado la coltivazione delle viti sia ridotta ormai a qualche privato.
La sagra dell’Uva, alla sua terza rinnovata edizione, nasce da questa storia popolare.
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