“Come un uomo sulla terra” racconta il dramma dei migranti in Libia
Giovedì 22 ottobre proiezione al Cinema Teatro Nuovo di Abbiate Guazzone organizzata da Acli Tradate, Anolf Cisl, Iscos e Pax Christi
"Come un uomo sulla terra” è il documentario di Andrea Segre e Dagmawi Yimer che racconta l’odissea dei migranti africani prigionieri in Libia e cosa si nasconde dietro gli accordi Italia-Libia. Il film – a cui è legata anche una campagna di pressione per i diritti dei migranti – sarà proiettato giovedì 22 ottobre ad Abbiate Guazzone, al Cinema Teatro Nuovo alle ore 21. L’iniziativa è promossa da Acli di Tradate, Acli Varese, Anolf e Iscos Varese, Caritas tradatese, Pax Christi. Alla serata parteciperanno Filippo Cardaci delle Acli di Varese, Sergio Moia della Cisl di Varese, Sara Honegger di Asinitas, la onlus che ha prodotto il documentario.
Dopo aver attraversato il deserto, migliaia di eritrei, sudanesi, etiopi cadono spesso nelle mani dei trafficanti di uomini libici: ridotti in uno stato di semischiavitù, lavorano per le imprese libiche e subiscono violenze di ogni genere anche da parte della polizia di Gheddafi. Un dramma raccontato a partire dalla testimonianza di Dagmawi Yimer, rifugiato etiope che ha vissuta sulla sua pelle le violenze libiche. È lo stesso destino che attende i migranti che, respinti dalle autorità italiane prima di qualunque verifica prevista dalle convenzioni internazionali, vengono affidati alla Libia, un Paese che non riconosce neppure l’esistenza dei richiedenti asilo.
Dopo aver attraversato il deserto, migliaia di eritrei, sudanesi, etiopi cadono spesso nelle mani dei trafficanti di uomini libici: ridotti in uno stato di semischiavitù, lavorano per le imprese libiche e subiscono violenze di ogni genere anche da parte della polizia di Gheddafi. Un dramma raccontato a partire dalla testimonianza di Dagmawi Yimer, rifugiato etiope che ha vissuta sulla sua pelle le violenze libiche. È lo stesso destino che attende i migranti che, respinti dalle autorità italiane prima di qualunque verifica prevista dalle convenzioni internazionali, vengono affidati alla Libia, un Paese che non riconosce neppure l’esistenza dei richiedenti asilo.
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