Dieci chili di coca nelle pancere: arrestati in tre
Due dei corrieri erano italiani, incensurati, la terza una donna dominicana: arrivavano da La Romana. A inchiodarli in fiuto dei cani antidroga
Ancora un ingente sequestro di droga a Malpensa: dieci chili di cocaina in un singolo invio. L’aeroporto resta il crocevia internazionale di un mercato che, a differenza delle compagnie aeree, non conosce crisi. E a dispetto dei numerosi arresti, i corrieri continuano ad arrivare – e a cadere nella rete dei controlli. È il caso di lunedì sera, quando doganieri e Guardia di Finanza hanno messo le mani sul carico in arrivo arrestando in flagranza tre persone giunte in volo dall’aeroporto di La Romana, nella Repubblica Dominicana. Si trattava di una donna dominicana e di due italiani, sui trent’anni, uno del Centro Italia, uno del Sud, incensurati e a prima vista insospettabili turisti. Tutti e tre avevano delle speciali pancere riempite con pesanti panetti di "neve", che non è però sfuggita al fiuto dei cani antidroga.
La tecnica impiegata è quella del body packing, spiega il colonnello Emilio Fiora della GdF di stanza a Malpensa: sfruttando la corporatura si cerca di nascondersi sotto i vestiti, di volta in volta legati alle cosce o alla vita, i pacchi con lo stupefacente. Una tecnica semplice, poco invasiva, certo meno che l’ingestione degli ovuli, e che in mancanza di fitti controlli può anche funzionare.
«È interessante il fatto che due dei corrieri fossero italiani» nota l’ufficiale delle Fiamme Gialle. In prevalenza i corrieri provengono dai Paesi d’origine dello stupefacente, Sudamerica in testa, o comunque da realtà non ricche. Anche poche migliaia di euro possono cambiare loro la vita. «Dal punto di vista di chi spaccia da un lato all’altro dell’Atlantico, la coca non è che una merce, e il corriere non è che un mezzo di transazione finanziaria» analizza Fiora. «Siamo noi, dall’altra parte della barricata a vedere il fenomeno come allarme sociale e rischio per la salute pubblica». Se la coca è una merce, non è merce qualsiasi: aumenta di valore in modo esponenziale ad ogni passaggio, con guadagno di chiunque ci mette le mani. «Qui, quando arriva al locale notturno, alla strada (o al bosco, aggiungiamo noi ndr) in cui si spaccia, può valere anche 150.000 euro al chilo». In Sudamerica, si può comprare "al produttore" un panetto di quel peso anche per mille euro: ormai a tanto sono arrivate le economie di scala in una produzione che è e resta tanto illegale, quanto lucrosa ed inarrestabile.
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
Giuseppe Mantica su Un futuro nella musica per il cardiologo dell’ospedale di Gallarate Giovanni Gaudio in pensione a fine anno
Felice su Il pericoloso gioco alla stazione Ferno-Lonate: ragazzini attraversano i binari nel tunnel
lenny54 su È arrivato il gran giorno a Monteviasco: dopo sette anni di stop riparte la funivia
Adriana Andriani su Bogno, la Fondazione Sacro Cuore in liquidazione. Bini: "Non c'erano le condizioni economiche per proseguire"
Bruno Paolillo su Ottant’anni fa Hiroshima: la memoria della bomba che cambiò il mondo
PaoloFilterfree su Vigili del fuoco, organico solo sulla carta: Candiani denuncia l’abuso delle leggi speciali. "Vuote anche le case Aler in convenzione"
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.