“Il pianeta si salva da solo, l’uomo no”

Il climatologo Luca Mercalli, ospite al teatro Nuovo, ricorda che l'ambiente è un tema che non può essere trascurato e che l'inquinamento sta provocando danni irreversibili

 luca mercalli, cambiamenti climatici«Obama l’ha detto: il cambiamento climatico è un pericolo. Ed è un segnale importante. In passato, troppo spesso, gli alti livelli della politica hanno fatto come gli struzzi. Di fronte al problema hanno preferito nascondere la testa sotto la sabbia piuttosto che trovare soluzioni. Hanno preferito invitare la popolazione a continuare a consumare senza pensare, senza preoccuparsi di quello che stava accadendo al pianeta». È chiaro e diretto Luca Mercalli, il celebre climatologo della trasmissione "Che tempo che fa" invitato a Varese da CoopLombardia e Legambiente. Di fronte a sé, al teatro Nuovo, ha un pubblico particolare, che va dagli studenti delle scuole ai pensionati. Ma spiegare meccanismi complessi con parole semplici è la sua specialità. «C’è una frase che mi lascia sempre perplesso – racconta nel suo intervento su clima, ambiente e risparmio energetico -, spesso si invita a "salvare il pianeta". Un impegno eticamente alto, ma stiamo attenti: la terra in tutti i suoi anni è stata testimone di estinzioni di massa, glaciazioni, meteoriti, deriva dei continenti, nascita delle montagne. Non ha bisogno di essere salvata, il genere umano invece sì. Le condizioni ambientali potrebbero infatti cambiare e non essere più adatte alla nostra vita».

Una riflessione che ricorda che l’uomo sulla terra c’è da poco rispetto all’intera storia del nostro pianeta. «Eppure in soli duecento anni siamo riusciti a provocare cambiamenti incredibili. L’atmosfera ci ha ricordato che non è un immondezzaio, non può contenere tutti gli scarti delle nostre produzioni industriali e ci presenta il conto. L’inquinamento si manifesta nell’acqua e nel suolo ma è nell’aria che produce i suoi effetti più immediati. Come l’aumento delle temperature: in poco tempo abbiamo avuto le due estate più calde degli ultimi 250 anni. Quella del 2003, la peggiore e quella del 2009». 

luca mercalli Il problema tocca tutti e ha obbligato gli stati a interrogarsi e a porsi dei limiti che saranno presto ripresi nel corso della conferenza di Copenaghen. In questa sede le protagoniste saranno Cina e India, paesi che stanno correndo sulla strada dello sviluppo ma che rischiano di rifare gli stessi errori già compiuti in passato da Europa e Stati Uniti. A rimetterci, in caso di sprechi di risorse o di comportamenti irresponsabili, non sono solo le future generazioni. Il cambiamento potrebbe essere infatti molto più veloce di quanto pensiamo. «Il rischio che stiamo correndo è di forte attualità ma non trova spazio sui media. Non viene recepito, forse si crede che all’ultimo momento intervenga qualcuno a salvarci ma non sarà così. Guardiamo l’Olanda: un territorio piatto, senza montagne ma dove ci sono le migliori università che studiano i ghiacciai. Questo perché sanno che gli effetti dello scioglimento si ripercuoteranno anche su di loro e quindi nel frattempo investono miliardi per rafforzare le dighe del Mare del Nord. Lo stesso sta facendo Londra. E noi? Abbiamo lo stesso problema, a Venezia. Ma nessuno ci pensa, questa è la verità, nessuno pone il problema».  



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Pubblicato il 14 Novembre 2009
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