Copenaghen apre le porte al summit per salvare il pianeta
Inizia oggi la conferenza di Copenhagen. Si svolgerà al Bella Center fino al 18 dicembre, con la partecipazione sia dei paesi industrializzati, sia di quelli in via di sviluppo
Inizia oggi la conferenza di Copenhagen. Si svolgerà al Bella Center fino al 18 dicembre, con la partecipazione sia dei paesi industrializzati, sia di quelli in via di sviluppo. Questo meeting non è iniziato nel migliore dei modi: lo scorso 14 novembre il New York Times ha rivelato la decisione del presidente Obama e di altri leader (probabilmente la Cina) di rimandare le decisioni vincolanti, per avere dati più sicuri sull’esito della crisi economica. L’Unione Europea, invece, ha provato a dare immediatamente il buon esempio, autoimponendosi ben prima degli incontri la riduzione delle emissioni del 20% rispetto al 1990, entro il 2020.
Altro tema di dibattito saranno vari sistemi di riduzione delle emissioni adottati e adottabili: il sistema di "compravendita" delle emissioni di CO2 (che ha creato un "mercato dello smog", che premia i paesi più virtuosi) introdotto dal protocollo di Kyoto dovrà essere valutato nella sua efficacia. Inoltre, dovranno essere valutati con accortezza i sistemi di geo-engineering, che provano a rispondere al problema dei gas serra non con la riduzione degli stessi, ma con la ricerca di sistemi per catturarli ed eliminarli: tra le proposte, più o meno fantasiose, ci sono la creazione di nuove foreste, la fertilizzazione degli oceani o persino il dipingere tutti i tetti di bianco o la creazione di specchi spaziali.
Tra proposte e allarmi Copenhagen avrà l’obiettivo, non meno ambizioso, di definire un tempo limite per il raggiungimento dell’accordo, convincendo tutti i paesi coinvolti a prendere parte all’era post-Kyoto. Un’era che, a partire dalla crisi finanziaria, proverà a creare una nuova economia non più basata sul consumo, ma sulla sostenibilità: la green economy.
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