Sì al risparmio energetico in edilizia, ma con norme più chiare
Si è svolto alla Liuc un convegno sulle sfide e le soluzioni per costruire e ristrutturare in modo efficiente. Focus sul ruolo della materie plastiche e della gomma
Risparmiare energia in campo edilizio si può, anzi si deve. Lo stabiliscono normative europee, nazionali e anche regionli. Quello che manca, per ora, è però una sintesi della tante regole presenti. È questo in estrema sintesi il quadro emerso nel corso del convegno che si è svolto oggi, giovedì 18 febbraio, all’Università Carlo Cattaneo. L’incontro "Risparmio energetico in edilizia, sfide e soluzioni. Il ruolo delle materie plastiche e della gomma" è stato organizzato dall’Unione indistriali di Varese e dalle associazioni di categoria Assocomaplast, Federazione gomma-plastica, Federchimica Plstics Europa Italia. Come hanno ricordato il rettore Andrea Taroni e il presidente di Assocomaplast Riccardo Comerio, la collaborazione fra l’ateneo castellanzese e queste associazioni è nata anni fa, ma questo era il primo evento organizzato dopo la stipulazione di un accordo formale fra le due parti. E il tema scelto è sicuramente di stretta attualità: l’edilizia è infatti un settore in cui le politiche di risparmio energetico, se ben gestite, possono dare risultati di grande interesse, dato che le quantità di energia in gioco sono grandi e provenienti da fonti molteplici. Naturalmente per raggiungere questo obiettivo è necessario un quadro normativo chiaro e condiviso e a livello nazionale. «L’energia è un materia che, dal punto di vista legislativo, compete sia allo Stato che alle regioni – spiega Roberto Moneta, rappresentante del Dipartimento per l’Energia del Ministero dello Sviluppo economico -. Il primo fissa dei principi, le seconde li attuano. È chiaro che questo non facilita l’operatività sul territorio: si può lavorare con certe regole in Lombardia e con altre in Piemonte. Insomma, manca omogeneità». Per questo si sta cercando di razionalizzare le norme esistenti. È qui che entra in gioco il piano nazionale per l’efficienza energetica di cui tutti i paesi membri dell’Unione europea devono dotarsi. Il piano dovrebbe definire degli standard di efficienza per gli edifici, prevedere incentivi per chi supera questi standard, portare a una semplificazione amministrativa e sostenere l’innovazione. «Anche le regioni che oggi si trovano già a buon punto – continua Moneta – necessitano di una convergenza legislativa maggiore. C’è invece una frammentarierà dei soggetti che hanno interessi in questa materia che la rende difficoltosa. Entro maggio dovrebbe essere pubblicato il decreto del presidente della Repubblica che definirà i requisiti per poter avere l’abilitazione a fare la certificazione energetica». Certificazione che dovrà diventare un documento necessario anche in caso di affitti e vendite di immobili. «Questi risultati potranno essere raggiunti solo operando su edifici esistenti – conclude Moneta – e, soprattutto, sulla comunicazione. Per far si che ci siano benefici per i cittadini, la pubblica amministrazione, i professionisti e gli imprenditori è necessario predisporre incentivi, ma anche lavorare sulla sensibilizzazione».
Gli atti del convegno sono disponibili sul sito internet dell’Università alla pagina www.liuc.it/risparmioenergetico.
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