“Yes we bike”: un giorno in bicicletta. Un’idea dai ragazzi, per tutti
Parte da una classe del liceo artistico Candiani l'appello per una giornata di mobilità "dolce": l'appuntamento è sabato 20 marzo prossimo, e le adesioni si diffondono sulla Rete
Un’iniziativa limpida e pulita, una boccata d’aria fresca, uno squillo di tromba nel frastuono dei clacson. È quello lanciato dalla classe 2a D del liceo artistico Candiani di Busto Arsizio.
"Yes we bike" il titolo dell’iniziativa che il prossimo 20 marzo, un sabato, porterà a scuola (o perchè no, al lavoro, per chi sgobba anche nel weekend) in bicicletta tutti quelli che abitando a distanze non proibitive, ne avranno la possibilità: ma fra i giovani studenti c’è anche qualche "eroe" che verrà pedalando da Fagnano Olona.
L’idea è partita dai ragazzi: non è "calata dall’alto" su stimolo di associazioni o gruppi, ma è nata spontaneamente riflettendo su qualche lezione a tema ambientale, e grazie ai potenti mezzi di Internet si è diffusa "contagiosamente". All’insegnante professoressa Emilia Persenico e al dirigente scolastico Andrea Monteduro non è rimasto che… accodarsi con entusiasmo, ben contenti dello spirito dimostrato dai "loro" ragazzi.
E se giovane è l’idea, giovani sono i mezzi per rilanciarla. Un sito e un gruppo su Facebook con ormai quasi un migliaio di adesioni all’idea, anche dall’estero, «a dimostrazione che la Rete non è quel diavolo che si dipinge, ma uno strumento anche virtuoso» dirà il dirigente. A dimostrazione che i ragazzi non sono vuoti di valori e di idee, che «sanno pensare e agire da protagonisti», che «non è vero che la scuola è fallita, come si dice in tv, o che non serve a niente, perchè qui si aiutano gli studenti a "sporcarsi le mani" in prima persona, a fare». Sono state contattate varie testate tv e stampa anche al di là di quelle locali, «ma non tutte ci hanno risposto. Peccato: hanno perso l’occasione di dare una buona notizia. Forse fa clamore solo la scuola bruciata o allagata, il bullismo, e così via».
A parlare e dire la loro sono le ragazze, maggioranza in classe. Voci diverse per uno stesso pensiero, figlio dell’età in cui tutto è possibile. «Il nostro è un invito a un modo alternativo di valorizzare la città. Non vogliamo abolire l’auto» nè fare guerre sante di sorta a chicchessia, ma «senza nulla pretendere, ci vergognamo un po’ vedendo quanto si fa in Europa per la mobilità ciclabile e quanto poco si fa da noi». Le stesse associazioni ambientaliste e del mondo della bicicletta sono state contattate e prese… in contropiede: «abbiamo detto loro che vogliamo cambiare le cose».
Cambiare la mentalità, prima di tutto. Anche quella per cui chi va in motorino è figo, chi va senza motore no. Da ribaltare, perchè il secondo, almeno, usa le sue gambe, le sue forze, oltre a non fare rumore, a non inquinare, a risparmiare in benzina. E se la macchina resta il mezzo irrinunciabile, è vero anche che «si respira peggio in un abitacolo d’auto che pedalando in mezzo a una città trafficata». Senza essere contro qualcosa o qualcuno, questo evento voluto dai ragazzi vuole non mettere restrizioni, ma al contrario aprire a un modo diverso di vivere la città e non solo. «Serve anche a trovare tempo per se stessi» dicono. Vero: il ritmo della bicicletta non è quello della frenesia, a meno di non stare disputando la volata di una tappa del Giro d’Italia. E il tempo impiegato negli spostamenti in auto è di un’ora e mezza al giorno a testa, in media: un tributo quotidiano di vita a un sistema insostenibile.
Puntare l’attenzione sul mezzo ecologico da parte dei giovanissimi, di solito più attratti dai motori, simbolo di una "libertà" che in realtà dovranno conquistarsi con fatica negli anni, pone questioni più ampie su cui dar risposte: mobilità, sicurezza. Da questo punto di vista, perplessità e paure dei genitori sono eloquenti. Troppe volte la cronaca ci ha avvertiti di quanto è a rischio chi non è rinchiuso nella sua brava scatola di metallo: in Italia 362 morti in bicicletta e 648 pedoni falciati solo nel 2008. Sul sito Yes we Bike si trovano statistiche che dimostrano come in cinquant’anni i mezzi motorizzati siano cresciuti di quasi quindici volte. Le biciclette in circolazione negli ultimi venti sono calate di oltre la metà a fronte di una crescita del 23% dei motori, i quali oggi per numero "coprono" oltre i tre quarti della popolazione, mentre nel 1961 erano in proporzione di 6 ogni 100 persone.
Insomma: con iniziative come Yes we Bike si va "in direzione ostinata e contraria". È la professoressa Persenico a dirlo: «In bicicletta si impara ad essere futuri automobilisti attenti, a prevenire i pericoli, ma soprattutto si sta dalla parte della minoranza. Dalla parte dei più deboli». E anche questo è un insegnamento.
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