Dal Barbapedana al ristorante cinese, dove vanno le identità culturali
Per riflettere su una questione che è molto più sottile di ciò che fanno credere gli slogan, Varesevive organizza una serata per interpretare i segni dei tempi per sabato 27 Marzo
Si riconosce la gente per il paese in cui vive, o si riconosce un paese per la gente che ci vive? Siamo varesini perché la nostra vista si è abituata alle Prealpi ed ai laghi? Si può, perciò, diventare varesini? Sono domande che di questi tempi sono sempre più sottilmente d’attualità, insieme al dibattito sulle "identità territoriali".
Per riflettere su una questione che è molto più sottile e profonda di quello che fanno credere gli slogan, Varesevive organizza una serata per interpretare i segni linguistici dei tempi: sabato 27 Marzo, con inizio alle 17. 30, nell’ambito degli incontri per conoscere il territorio, si svolgerà la conferenza spettacolo dal titolo “Gente e paesi”.
Nelle case varesine, mentre i più giovani sono sollecitati a parlare inglese, i più vecchi vivono ancora nelle cadenze dialettali. Nelle strade convivono nuovi ristoranti dal sapore esotico con qualche trattoria dove vengono tramandati i piatti della tradizione.
Ma le orecchie e il palato dei varesini, educati alla modernità, possono davvero riconoscere il valore delle cose passate, recuperando salti generazionali e storici sorprendenti? A cercare di dare una risposta, proveranno nella parte dedicata al dibattito Giuseppe Armocida (docente all’Università dell’Insubria) e Robertino Ghiringhelli (docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano). Tra gli ospiti attesi anche Natale Gorini, Enrico Bodini e Lidia Munaretto.
Al termine dell’incontro, e a rendere il tutto concreto, ci sarà lo spettacolo musicale dal titolo “Milano fin de siècle”: Un intrattenimento letterario musicale tra Scapigliatura e Belle époque ambientata nella Milano sul finire dell’Ottocento, una breve ricognizione nella città di Giuseppe Rovani, Emilio Praga e Carlo Dossi, della “Perseveranza” e del “Secolo”, dei caffè sul corso Vittorio Emanuele come l’Hagy, il “racanatt di sciori”, o il Camparino affacciato sul Duomo.
A metterlo in scena Mario Chiodetti, Silvia Sartorio e Tatiana Permiakova Shapovalova, attraverso l’esecuzione di alcune canzoni popolari lombarde dell’Ottocento, raccolte da Giulio Ricordi (alias Jules Burgmein) e armonizzate da Zanardelli.
Le parole degli scrittori del tempo riporteranno alla memoria figure leggendarie come Enrico Molaschi, l’ultimo Barbapedana, il cantore della povera gente, con il gilet «cürt per denanz e strasciaa per dedree», del teatro dialettale milanese del Dossi e di Luigi Perelli, e quello di Giovanni Duroni, impiegato daziario con la passione per la commedia. E su tutti svetterà la poesia malinconica di Delio Tessa, tra i più grandi scrittori del ‘900, capace come pochi di raccontare il carattere meneghino e la grandezza delle piccole cose della vita di ogni giorno.
L’incontro, che si svolgerà alla sala Montanari del palazzo della Cultura in via dei Bersaglieri 1 (l’ex cinema Rivoli) è a ingresso libero, e a tutti i partecipanti sarà data in omaggio una pubblicazione a ricordo dell’evento. L’Organizzazione è a cura dell’Associazione culturale VareseVive. Per maggiori informazioni: www.varesevive.it
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